Roma (Franca Giansoldati de “Il Mattino”) – Fratelli coltelli. Una volta completata la tumulazione nelle Grotte Vaticane del mite Benedetto XVI, in Vaticano c’è chi prevede che per Papa Francesco inizieranno le vere gatte da pelare, perché il rischio maggiore ora sarà quello di trovarsi davanti a una Chiesa meno compatta, attraversata da micro fratture, con scismi più o meno striscianti. Basta solo vedere cosa sta accadendo in Germania dove il processo sinodale avviato in sordina tre anni fa dai vescovi (con la benedizione di Roma) si sta rivelando un movimento rivoluzionario in contrasto con Roma. Per come è stato impostato sembra ormai difficilmente contenibile. Le richieste sul tappeto sono pressanti. La base dei fedeli si aspetta da Francesco la frantumazione di tabù storici, come il sacerdozio femminile, il celibato dei preti, l’elezione diretta dei vescovi, l’introduzione della benedizione delle coppie gay e la modifica della dottrina sui temi sessuali. Allo stesso modo negli Stati Uniti (dove ha sede un’altra Chiesa molto vivace e dotata di un peso da Novanta nella geopolitica ecclesiastica) le cose non vanno meglio. Anche lì la frattura tra bergogliani e ratzingeriani è evidente e rispecchia un modo differente di interpretare la dottrina, per esempio sul fronte pro-life. Il fatto è che in questi dieci anni di convivenza tra Bergoglio e Ratzinger, nonostante i fraterni rapporti personali e la volontà di entrambi di far prevalere l’unità, non sono mancati i momenti di tensione dovuti (quasi sempre) alle due tifoserie che hanno acuito la proiezione di una Chiesa spaccata. Con l’uscita di scena del Papa Emerito la quiete che finora aveva regnato potrebbe presto finire in soffitta e dare vita a un redde rationem, senza esclusione di colpi. In queste ore stanno circolando come una catena di sant’Antonio due documenti che offrono uno spaccato su una atmosfera non proprio pacificata. La prima riguarda il testo integrale di una intervista fatta dal segretario di Ratzinger, Georg Gaenswein a Die Tagespost e diffusa dal sito tradizionalista Messa-in-latino. Don Georg ha rivelato (rompendo una sorta di tregua finora vigente) che la decisione di Francesco di cancellare i passi fatti da Ratzinger sulla messa in latino “gli hanno spezzato il cuore”. Allo stesso modo dalla tifoseria bergogliana è uscito un pamphlet contro l’operato di Ratzinger. L’autore è un noto teologo brasiliano, Faustino Texeira. Elenca il cammino accademico, i volumi e il passaggio “poco felice” all’ex Sant’Uffizio dove il “Panzer-Cardinal segnerà la sua esibizione con il pugno di ferro in difesa di un’identità cattolica rigida e avversa al dialogo”. L’accusa è di essere stato cieco e spietato. “Durante la sua presenza l’irrigidimento dottrinale è stato accompagnato da punizioni tremende per i teologi più aperti”. Segue l’elenco dei teologi e delle loro opere spazzati via dal Panzer-kardinal: Boff, Curran, Schillebeeckx, Guindon, Balasuriya, de Mello, Gramick, Nugent, Messner, Dupuis, Vidal, Haight. Il teologo Texeira termina con una postilla: “E poi finalmente è arrivato Francisco”.