Torino (Piero Evaristo Giacobone) – Scusate se insisto ma mi chiamo Evaristo, e devo – mio malgrado – occuparmi ancora della telenovela dell’ospedale di Alessandria che i politici vogliono fare a tutti i costi ma gli alessandrini no, perché funziona benissimo quello che c’è già. A questo proposito però, e in tutta onestà, devo ringraziare il destino poiché, grazie alla Sanità Regionale gestita com’è, in quanto cronista non ho difficoltà ad avere notizie a profusione e a scrivere all’infinito. Stavolta sono venuto a sapere che la Regione ha deciso di stanziare ben 310 milioni di euro per costruire il nuovo ospedale di Alessandria nell’area di piazza d’Armi dove adesso c’è l’aeroporto. Un’area golenale del Tanaro. Inoltre l’operazione costringerà a trasferire l’aeroporto. Non è finita in quanto a quei 310 milioni previsti (ma saranno certamente di più) si devono aggiungere altri 30 milioni per la progettazione, e arriviamo a 340 milioni. Per cui invece di potenziare il personale medico e paramedico che è in agonia, si buttano via i soldi per un’opera del tutto inutile, supercostosa, che si farà in almeno vent’anni. Come sempre mi rifaccio al caro e indimenticato Guido Manzone che in proposito aveva le idee molto chiare.
Voila.
di Guido Manzone – 5 aprile 2013: “L’ospedale va bene dov’è, basta tangenti a scapito del bene comune”
Spinti da inestinguibile voracità sono nuovamente al lavoro i costruttori di macerie. Non essendo bastata l’illegale distruzione degli ottimi ponti della Cittadella e del Sanatorio, che non erano assolutamente da abbattere, ora vogliono trasferire l’ospedale civile, unica cosa che ad Alessandria funziona molto bene, che non è da trasferire. E vogliono farlo senza avere nemmeno i soldi per finanziare l’operazione. Ma l’essere impuniti nel loro nefando agire li fa credere furbi, inducendoli a confondere corruzione con intelligenza. Con la cupa pazienza dell’avvoltoio aspettano il momento opportuno agitando con le loro indegne zampe le nobili bandiere della salute e della vita dell’uomo, sotto la cui ombra si cerca di celare l’indegna intrapresa. Ma il male non può essere gestito da soli. Il farlo necessita della complicità delle vittime persuase, con false parole, ad agire in modo contrario al loro bene. Una città non è la somma di individui, ma una comunità che si riconosce in un insieme di valori condivisi. Sono proprio questi valori che occorre stravolgere e prostituire per piegare i molti al vantaggio di pochi. Questo agire spiega come, in regime democratico, la gestione del male sia divenuta sempre più costosa, privilegiando i grandi lavori che permettono grandi tangenti. Non è un caso che in questo periodo di crisi, gli appartenenti alla destra e alla sinistra piemontesi, come branchi di lupi affamati, si siano lanciati sugli ospedali con proposte contrarie agli interessi comuni. […] E così la nostra regione finirebbe come gli Stati Uniti in cui gli appartenenti alle classi meno abbienti non sono curati. Situazione deprecabile contro cui giustamente si batte da anni l’attuale presidente Obama, onde porre fine al fatto che gli abitanti degli USA, proprio per mancanza di cure, vivano mediamente alcuni anni meno di quelli di paesi come l’Italia. In compenso gli appartenenti alla sinistra alessandrina se da un lato si oppongono all’infame proposta, dall’altro si stanno già scannando per l’ipotetica localizzazione del futuro ospedale cittadino. C’è chi vuole metterlo al Cristo in tenuta Taverna, c’è chi lo vuole al Borsalino (giro ex socialista) e c’è invece chi lo vuole ad Alessandria 2000 (Rossa, ex PCI). Altri lo vogliono all’aeroporto. Si tratta di proposte assolutamente demenziali anche dal punto di vista urbanistico. Il Cristo è fuori baricentro e difficilmente raggiungibile sia per i pazienti che per il personale, e soggetto a continui intasamenti di traffico. Le altre tre sorgono in aree golenali con tutte le conseguenze del caso.
L’attuale ospedale di Alessandria sta benissimo dov’è (a destra un’ipotesi di ristrutturazione con l’unione del vecchio blocco all’attuale tramite un ponte sospeso – n.d.e.). È ottimamente posizionato da un punto di vista urbanistico e, trovandosi sulla circonvallazione, è nell’area più facilmente raggiungibile dell’intera città. A fianco c’è il gigantesco edificio vuoto dell’ex ospedale psichiatrico con vastissimi cortili e lasciato dolosamente inutilizzato proprio allo scopo di creare disservizi, con cui giustificare il trasferimento del vicino ospedale. Inoltre confinante, subito al di là della circonvallazione, vi è l’enorme estensione dei cosiddetti Orti del manicomio, in cui sarebbe possibile creare un gratuito posteggio riservato sia ai dipendenti che ai pazienti. Poiché è profondamente errato aspettare che la casa bruci prima di intervenire, chiediamo a tutti i cittadini di muoversi per impedire il truffaldino trasferimento dell’ospedale civile di Alessandria. Chiediamo pure che si tuteli con ogni mezzo quello che oggi è l’unico e solo orgoglio della città utilizzando per suoi eventuali ampliamenti ciò che già gli appartiene e nel contempo non solo si impediscano i tentativi di privatizzazioni regionali, ma si richieda alla Regione di saldare al più presto i suoi debiti con le nostre strutture sanitarie evitando sprechi di prestigio, come l’inutile e costosissimo grattacielo della Regione, questo sì da vendersi al più presto ai privati, essendo questa l’unica ed auspicabile forma di privatizzazione.
E io pago.