Torino – Quello delle “baby gang” è un fenomeno costantemente in crescita, di cui nel solo 2022 le cronache italiane si sono occupate in oltre 1900 occasioni, eppure ancora non definitivamente delineato, inquadrato, specificato nelle sue varie manifestazioni, e men che mai affrontato in maniera “sistemica”. Un fenomeno ormai endemico la cui serietà impone di procedere speditamente nello studio e nella definizione di contromisure adeguate e rispetto al quale l’Italia, a differenza di altri paesi, non ha ancora risposto con interventi ad hoc.
Di qui la necessità e l’importanza di confronto, sensibilizzazione e analisi sul tema, che ha mosso Fsp Polizia di Stato a organizzare a Torino il convegno “Baby gang, origine e analisi di un fenomeno in crescita”.
Moderato dall’avvocato Carlo Maiorino, amministratore unico della Saa School of management, l’incontro si è aperto con i saluti di Valter Mazzetti, Segretario Generale Fsp Polizia di Stato, ed è proseguito con gli interventi di Massimo Peggio, giornalista de La Stampa; Stefano Scovazzo, Presidente emerito del Tribunali per i minorenni di Torino; Maali Atila Sarih, Vice presidente Conngi (Coordinamento nazionale nuove generazioni italiane); Gianna Pentenero, assessore alla Sicurezza di Torino; Luca Pantanella, Segretario provinciale Fsp Torino.
“Incontri come questo sono di enorme importanza – ha voluto rimarcare Mazzetti -, perché il fenomeno di cui parliamo incide moltissimo sulla sicurezza per così dire ‘attuale’ ma anche ‘futura’, proprio partendo dall’assunto della giovane età dei soggetti coinvolti, che in media è compresa fra 15 e 17 anni. Il problema, inoltre, riguarda in maniera quasi omogenea l’intero territorio nazionale, con un’incidenza lievemente maggiore nel nord Italia e, sia pur con caratteristiche diverse a seconda delle macro aree di riferimento, replica ovunque gli effetti gravemente deleteri di situazioni di devianza a partire da problemi sociali, culturali, economici che richiedono strategie specifiche, come accade ad esempio con alcuni progetti dedicati in paesi nord europei, e risposte normative adeguate a una realtà ormai radicata, come avviene in Spagna, Inghilterra o negli Stati Uniti”.
“L’Italia ha ormai preso atto di dover fare i conti con un fenomeno molto pericoloso – ha aggiunto Luca Pantanella -, rispetto al quale, da ultimo, lo studio elaborato da Transcrime, che si basa su dati rilevati con il supporto del Servizio analisi criminale della direzione centrale della Polizia criminale e con il dipartimento di Giustizia minorile del ministero della Giustizia, non lascia dubbi. La risposta del sistema al problema delle baby gang è ancora fuori fuoco e priva di strategia, ma a noi che operiamo per garantire la sicurezza sta particolarmente a cuore. Ecco perché siamo grati ai nostri illustri relatori che, oggi, hanno fornito analisi e spunti di riflessione preziosi per svolgere anche in questo delicatissimo ambito il nostro lavoro in maniera sempre più efficace e adeguata”.