Intervista del 2014. Bruno Contrada nato nel 1931, è ancora vivo ed è stato un agente segreto italiano, numero tre del Sisde. Il suo nome è stato associato ai presunti rapporti tra servizi segreti italiani e criminalità, culminati nella strage di via D’Amelio dove morì in un attentato il giudice Paolo Borsellino che in quel periodo indagava sui collegamenti tra mafia e Stato, e alla cosiddetta “zona grigia” tra legalità e illegalità. Arrestato il 24 dicembre 1992, Contrada, che si è dichiarato estraneo al reato, in un primo tempo assolto in appello, è stato condannato in via definitiva nel 2007 a 10 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa ma l’11 febbraio 2014 la Corte Europea dei diritti dell’uomo (CEDU) ha condannato lo Stato Italiano poiché ha ritenuto che la ripetuta mancata concessione degli arresti domiciliari a Contrada, sino al luglio 2008, pur se gravemente malato e malgrado la palese incompatibilità del suo stato di salute col regime carcerario, fosse una violazione dell’art. 3 Cedu (divieto di trattamenti inumani o degradanti). Il 13 aprile 2015 la stessa Corte Europea dei Diritti Umani ha condannato lo Stato Italiano stabilendo un risarcimento per danni morali da parte dello Stato italiano perché Contrada non doveva essere condannato per concorso esterno in associazione mafiosa dato che, all’epoca dei fatti (1979-1988), il reato non era ancora previsto dall’ordinamento giuridico italiano e nella sentenza viene affermato che il reato non era chiaro. In seguito a ciò, nel giugno 2015 gli avvocati di Contrada hanno presentato istanza di revoca della condanna che è stata accolta nel 2017 dalla corte di Cassazione.
Contrada oggi, a 91 anni, è finalmente un uomo libero al quale noi di Alessandria Oggi ci inchiniamo.