Tortona (Maria Ferrari) – Alla fine hanno portato i libri in tribunale ma prima avrebbero incassato parecchi milioni per realizzare un rivoluzionario parco di energia a biomasse fra la Puglia e il Piemonte coi soldi della Bei, la Banca Europea per gli Investimenti, garantiti dallo Stato italiano e dalle banche. Il gruppo industriale tortonese, dichiarato fallito dal tribunale di Alessandria, è ora oggetto di indagini penali riguardanti in particolare la realizzazione di cinque nuovi impianti energetici a biomasse e un centro di ricerca nei comuni di Modugno, in provincia di Bari e Rivalta Scrivia, nell’Alessandrino per 133 milioni di euro di investimenti, di cui 65 erogati dalla Bei nel 2014. A risponderne saranno gli amministratori e i manager del Gruppo Mossi & Ghisolfi di Tortona, vicino a molti politici, da Matteo Renzi a Sergio Chiamparino, con presidente Guido Ghisolfi (nella foto con Renzi) morto suicida nel 2015. Gli investimenti promessi non sono mai stati realizzati e il nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Alessandria ha dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo da oltre 13 milioni di euro nei confronti degli indagati Giovanni Bolcheni, Marco Ghisolfi, Dario Giordano e Mauro Osella, tutte figure di vertice delle società coinvolte, come la M&G Finanziaria Srl e la Biochemtex Spa che avrebbero dovuto costruire le nuove centrali a biomasse in 4 anni. Non basta perché nel cra della Mossi&Ghisolfi sono almeno 8 le società finite sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori mentre la Banca Europea degli Investimenti (BEI) si è rivalsa su Sace Spa (società pubblica controllata dal Tesoro) e sulle banche (Intesa Sanpaolo, Bnl e Bpm) che avevano rilasciato garanzie a titolo oneroso, facendosi rimborsare il totale della propria esposizione. Sace e banche si sono poi inserite nelle procedure fallimentari del Gruppo Mossi & Ghisolfi in qualità di creditori. Da qui l’inchiesta per truffa aggravata ai fini delle erogazioni pubbliche e malversazione ai danni dello Stato con tanto di segnalazione alla Procura Regionale del Piemonte per la Corte dei Conti che dovrà valutare i danni alla finanza pubblica e configurare eventualmente un danno erariale a carico di privati. Per ora sono state “congelate” 14 proprietà immobiliari, 3 veicoli, quote societarie di due aziende per un valore di 11 milioni di euro. È stata anche scoperta una proprietà immobiliare di pregio a Milano da 4,5 milioni di euro di proprietà della società Immobiliare Croce del Sud, in realtà riconducibile a uno degli indagati.