Torino – Città Metropolitana di Torino: in città centro 7.789 pubblici esercizi, nella metropoli 14.789, oltre 40.000 addetti. Mancano almeno 8.300 addetti. Il settore è agonizzante non per mancanza di clienti ma per mancanza di personale. La stessa storia in tutta la regione. I motivi di questa crisi sarebbero da ricercare nel senso di precarietà che questo lavoro ha assunto negli ultimi due anni, tante persone lo hanno abbandonato per timore dell’incertezza di un settore che ha vissuto un periodo terribile. Inoltre molti di coloro che si propongono, forse per motivi di sicurezza, non sono disposti a lavorare la sera. La crisi coinvolge anche i lavoratori stagionali, e la riduzione di tre mesi del sussidio che era offerto agli stagionali da qualche anno ha spinto gli imprenditori ad alzare gli stipendi. Sulle paghe puntano i riflettori i sindacati che denunciano sfruttamenti sul lavoro per cui c’è tantissimo sommerso con ragazzi sottopagati e anche un po’ sfruttati. Il contratto nazionale prevede una paga media di nove euro all’ora per un lavoratore con anzianità, ma si lavora anche 7 giorni su 7 con turni di oltre 12 ore al giorno, senza formazione in cambio o incentivi. Secondo l’Uncem (Unione nazionale comuni comunità enti montani) Piemonte ci sono aziende che resteranno chiuse: “Era un problema latente ma quest’anno è esploso – spiega ai cronisti il presidente Roberto Colombero che vede nella crisi l’occasione per una riflessione -, bisogna pensare a destagionalizzare il settore e lavorare per una politica turistica diversa. Esempio? I voucher fuori stagione”. Se è vero che nessuno sembra più volere indossare il grembiule in sala o in cucina, il calo delle “vocazioni” nella ristorazione non si sente ancora molto nelle scuole che formano i futuri professionisti del settore. Nelle scuole alberghiere un calo c’è ma è un assestamento dopo il boom di Masterchef.