Biella – C’è un paragrafo intero nella più recente relazione agli investitori di Zegna dedicato al conflitto in Ucraina e alle sue conseguenze, dove a un certo punto si legge anche: “In seguito alle sanzioni, ci viene richiesto di sospendere a tempo indeterminato le consegne ai nostri imprenditori affiliati e distributori in Russia”. È abbastanza per non finire nella lista che l’università di Yale aggiorna quotidianamente e che analizza il comportamento delle imprese nei confronti del governo di Mosca, nata soprattutto per rendere pubblici i nomi di chi non ha tagliato i ponti. Il gruppo di Valdilana è finito tra i “sospesi”, ovvero coloro che non fanno più affari in quella fetta di mondo (che nel 2021 è valso l’1,5% dei ricavi). È il comportamento che sta appena un gradino più sotto quello delle società che hanno scelto la via più drastica, come McDonald’s: vendere tutto. “Le nostre operazioni sul mercato russo – si legge ancora nel rapporto di Zegna – sono condotte attraverso imprenditori affiliati in franchising e distributori. Abbiamo sospeso la produzione della collezione autunno-inverno 2022 che avevano ordinato e non sappiamo se e quando potremo riprenderla. Dal momento che abbiamo già acquistato il materiale grezzo per questa produzione, potremmo non essere in grado di riutilizzare quello in eccesso che rischia di diventare obsoleto. Alla luce della crisi attuale, non siamo in grado di stabilire se saremo in grado di ricevere i proventi delle vendite della collezione primavera-estate attuale”. Durante la relazione s’è parlato di cifre, come dell’ambizione di superare i 2 miliardi di dollari di fatturato nel medio periodo, una crescita in grado di sostenere la spinta sul marketing, su cui sarà investito il 5% dei ricavi. Ma si è parlato anche di ambiente, con la decisione di arrivare entro il 2024 ad alimentare la produzione in Europa e negli Usa con sola energia da fonti rinnovabili, ma anche con l’idea di creare piccole “Oasi Zegna” (nella foto) piantando diecimila alberi in ogni città in cui il gruppo aprirà nuovi punti vendita. Questo è il modo migliore per abbattere l’effetto serra e l’aumento di Co2.