Con piacere intervengo in pieno contrasto coi pennivendoli che dicono e scrivono cose non vere sul calcio de noantri. Attività ignobile questa perché, attraverso una condotta immorale, superficiale e disonesta, approfittando del fatto che gli appassionati di calcio a volte sono vittime di cieche passioni nei confronti dei loro idoli della pelota, quelle merdacce non hanno esitato a far nascere tra i tifosi speranze illusorie. E quindi parlano di “riammissione” o “ripescaggio” come se le due figure fossero la stessa cosa. In realtà, questo è vero, entrambe potrebbero teoricamente riportare l’Alessandria fra i cadetti. Ma se la prima ipotesi ha una possibilità di realizzarsi con una percentuale vicina allo 0,1%, la seconda è impossibile. Tale discorso è comunque condizionato alla retrocessione diretta o alla radiazione della Reggina, cosa possibile ma non certa, a tutt’oggi. Quello 0,1% di cui sopra si basa su una lacuna del regolamento: in poche parole a nessuno è venuto mai in mente di regolamentare questo istituto giuridico ma, stavolta, si è presentato un caso davvero singolare: il Cosenza è già stato riammesso in B l’anno scorso. I calabresi, benché retrocessi (senza disputare playout perché l’Ascoli a fine stagione li ha superati in classifica di 5 punti) perché arrivati quart’ultimi nella stagione 2020/2021, sono stati riammessi in quanto il Chievo, che in stagione aveva conquistato una comoda salvezza, è stato radiato per illeciti amministrativi e collocato d’ufficio in fondo alla classifica. Il Cosenza, nel caso, aveva goduto degli stessi vantaggi che avevano avuto i Grigi dopo essere retrocessi dalla C1 alla C2 dopo essere stati eliminati ai playout dall’Empoli di Spalletti allenatore-giocatore e Montella giovane punta emergente. In quella torrida estate Gino Amisano aveva rilevato i Grigi a furor di popolo dalla gestione commissariale di Franco Gatti. Se noi allora siamo stati fortunati non altrettanto lo sono stati gli sportivi mantovani, la cui squadra ha lottato per la B, poi penalizzata a fine torneo per doping amministrativo. Nell’autunno dopo ad Alessandria è arrivata l’alluvione con danni e devastazione: citiamo la cosa per inquadrare dal punto di vista temporale quel periodo davvero travagliato per la nostra città. Ritornando all’istituto della “riammissione” abbiamo detto che non è normato, esattamente come al contrario lo è il ripescaggio. Qualche pignolo azzeccagarbugli potrebbe obiettare in punta di diritto che la possibilità che una società possa sfruttare la riammissione due/tre o più volte consecutive in effetti stride un po’ ma questi, al momento, sono i regolamenti vigenti. Per togliere ogni dubbio interpretativo (di una norma che non c’è) il Consiglio Federale si radunerà mercoledì 18 maggio prossimo. All’ordine del giorno, in mezzo al resto ci sarà anche il punto della finale di playout che si disputerà – udite udite – giovedì 19, cioè il giorno dopo a Cosenza. Cosa sarà deliberato il 18? Detta così non lo sappiamo ma una cosa possiamo dire: qualunque cosa sarà deliberata in quella sede potrebbe diventare automatico che le due squadre interessate si accordino sul campo per salvarsi entrambe. Sempre che – insistiamo – la Reggina non risolva in venti giorni i problemi che il Presidente Gallo non ha risolto in tre anni e che adesso lo hanno portato agli arresti domiciliari. Onde evitare facili speculazioni dei soliti pennivendoli, diciamo subito che, qualunque cosa emerga fra il 18 e il 19 maggio, sia in Consiglio Federale che sul campo, non ci saranno decisioni tese a soccorrere il Vicenza o i cosentini. Sarebbe bastato infatti pareggiare venerdì scorso al Mocca e nella comoda posizione dei Biancorossi adesso ci sarebbe l’Alessandria. Ma se non siamo riusciti a fare neppure 35 punti con una squadra pensata (e finanziata, come ammesso pubblicamente dal DS) per farne 45 i responsabili vanno ricercati principalmente tra chi questo collettivo ha costruito e ha persino tentato di migliorarlo in corso d’opera, lui insieme a chi lo ha allenato, pur con sfumature e responsabilità profondamente diverse. Quanto poi a Penna Scadente (mai come ora quel participio presente è così azzeccato) ci sono voci insistenti provenienti dall’ambiente “giornalistico” (si fa per dire) per cui l’ultima conferenza stampa di Artico sarebbe stata pesantemente “addomesticata” da un intervento della succitata nei confronti di alcuni giornalisti presenti perché non ponessero domande scomode all’ex bomber. Non ci crediamo, non ci possiamo credere! Non osiamo immaginare che una simile carampana possa arrivare a tanto. Una cosa è certa: quella conferenza stampa, tra chi ha dato buca, chi non ha parlato e chi ha fatto ad Artico domande comode (per lui) e scontate prendendo sempre le sue risposte come pura acqua di fonte è parsa inutile, tempo perso. Non ha chiarito il passato, né il presente, figuriamoci il futuro. Se Penna Scadente ci dicesse, almeno una volta nella vita, come la pensa facendo una disamina tecnica serena e non da pettegolezzo e, quel che vorrebbe dire lo dicesse senza virgolettare le parole di Gianni il Giornalaio (il quale, da almeno trent’anni a questa parte, parla come un disco rotto, offendendo da sempre qualunque dirigente mandrogno) forse il calcio locale godrebbe di un po’ di credibilità in più. Ma non possiamo sperare che Penna Scadente cambi registro proprio adesso che sta diventando Penna Precipitante.