Milano (da Liberoquotidiano.it) – C’è qualcosa che non torna nel rapporto simbiotico tra Nato e Ucraina. Secondo il generale italiano Marco Bertolini, già comandante del Comando operativo di vertice interforze, il segretario generale dell’Alleanza atlantica Jens Stoltenberg “non può parlare a nome dell’Ucraina sulla Crimea”. Intervistato dal Fatto quotidiano, il generale Bertolini non nasconde le sue opinioni assai critiche sulla gestione del conflitto ucraino da parte del cosiddetto “Occidente”, già espresse nelle scorse settimane anche in tv e talmente dirette da fargli guadagnare l’accusa di essere un filo-russo.
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“C’è un problema – sottolinea il generale -, Stoltenberg non può parlare a nome di Zelensky. Lui è segretario generale della Nato, che è una organizzazione sovranazionale e dunque già non potrebbe parlare per conto di singoli Paesi – prosegue Bertolini – qui poi c’è il piccolo particolare che l’Ucraina non fa parte della Nato. Non è certo Stoltenberg che può imporre le condizioni. Dall’inizio della guerra – sottolinea ancora il generale italiano – i due veri competitor non sono Putin e Zelensky, ma Putin e Biden. Questo ormai è acclarato e sotto gli occhi di tutti, non vedo come lo si possa ancora negare. Non è la prima volta che Zelensky dimostra di voler aprire a possibili mediazioni, ma viene sempre frenato – aggiunge – dalla Nato e dagli Usa, più che dall’Europa. L’Europa è scomparsa, la sua voce non emerge mai se non per confermare quello che dice la Nato. E la Nato dice quello che dicono gli Stati Uniti”.
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“Gli Stati Uniti – conclude il generale Bertolini – hanno molto meno da perdere con una guerra che si prolunga per mesi. E dal punto di vista commerciale, un’Europa in crisi cronica significa che dovrà fare affidamento su di loro anche per questo l’Ue dovrebbe essere autonoma e avere una visione non solo per risolvere la guerra, ma pure per pensare a cosa accadrà negli anni successivi”.