Premessa: dopo il ridicolo hastagh “Io sto con Longo” della settimana scorsa, di cui abbiamo rilevato l’autoreferenzialità e l’inutilità nel nostro pezzo precedente oltre alla successiva conferenza stampa di Artico, sono arrivate le conseguenze ampiamente previste e prevedibili.
Il tifo organizzato
Come d’incanto dopo i diktat del DS, sublimate da un post dell’ideologo lampadato fedele compagnuccio suo, i leoni (da tastiera) nella notte si sono metamorfizzati in cocker spaniel da salotto, con le tipiche orecchie pendenti ma forti del coraggio del cagnolino da riporto. Il tifo mandrogno ci pare vecchio e anacronistico, come i leader e le parole d’ordine che esprime. È figlio legittimo di una città che non solo non paga ma nemmeno guarda il conto sul tavolo. Con questo ultra decennale andazzo cittadino di assuefazione alla mediocrità gli incapaci e i piacioni sono miti e se arriva un ambizioso e brillante (vedi Di Masi, che ha pensato e gestito l’unica voce attiva cittadina) sono recepiti come l’incarnazione delle nostre sconfitte, quindi “vade retro Satana”! Anche l’ultima che abbiamo saputo sembrerebbe l’insegna ufficiale sul portone di questo tifo “organizzato” e di questa città. Dovete sapere che un gruppo di ultras (quello al quale fa riferimento tal Ronny, tanto per non fare nomi e cognomi) si è “gemellato” con i tifosi organizzati del Viareggio che milita nella Promozione Toscana , piazza calcistica nota, oltre che per i fallimenti a raffica, per aver negato l’accesso allo stadio al suo concittadino calcisticamente più noto e titolato al mondo: Marcello Lippi. Ma perché proprio il Viareggio e non il Massarosa, il Fivizzano o magari il Saluzzo (che già sarebbe grasso che cola in quanto, ancora per poco, è in Serie D)? E perché è stato individuato un club che milita in Promozione Regionale se noi militiamo 4 categorie sopra?
Che c’centra l’Alessandria, calcisticamente parlando, con la squadra versiliese? Provate a chiedere allora ai viareggini di gemellare il loro Carnevale con quello mandrogno e vediamo cosa vi rispondono… O forse qui c’è chi rimpiange le nostre baldanzose stagioni in Eccellenza con le storiche “invasioni” sul campo di Serravalle Scrivia o Suno?
Penna Cadente
La nostra immarcescibile giornalista, nonché sindacalista (un incarico suggello della sua carriera), dopo essere entrata, non proprio in punta di piedi spacciandosi come custode e gran vestale della storia dei Grigi, in Museo Grigio si prepara a diventare protagonista assoluta alla presentazione ufficiale del nuovo libro editato per la promozione in B. Ponti d’oro per lei… Forse. Se proprio vogliamo che l’iniziativa sia un flop, niente di meglio che farle presentare la Serata di Gala, visto il suo eloquio fluente. Tra l’altro, dopo l’eliminazione degli Azzurri ai Mondiali, poteva mancare via social un sagace commento vergato da uno dei pilastri della critica sportiva nazionale, cioè lei? Se non lei e non sapessimo del suo modo di fare giornalismo avremmo attribuito quelle elucubrazioni alla più banale, spudorata e superficiale analisi del calcio nazionale a un appassionato di basket NBA. E, soprattutto, andata a rileggervi quanto scriveva questo mancato Pulitzer del giornalismo sportivo otto mesi fa quando Gravina, Mancini, il suo staff e i giocatori hanno vinto gli Europei ai rigori. Stavolta invece siamo stati vittime di due rigori sbagliati: ma se 8 mesi fa andava tutto bene e adesso sarebbe tutto da rifare? Impareggiabile Penna Cadente, vorrei ricordare che tu, fra Settori Giovanili, allenatori, giocatori, procuratori e dirigenti a vario livello sono 30 anni che ci sguazzi e ti sei fatta una carrieruccia grazie a loro e a direttori di testata quanto meno distratti. E adesso ti viene comodo fare la moralista intransigente? Ok, ma qui nisciuno è fesso, mica siamo tutti trinariciuti come i tuoi adoranti (e semianalfabeti, calcisticamente parlando) lettori.
Fabio Artico
Il DS mercoledì scorso ha affrontato la su citata conferenza stampa con aria dimessa, sussurrando, forse perché incerto su certi passaggi, visto che quotidianamente racconta ad altri altre verità. E, indossando per un attimo i panni del manager competente, è riuscito a dire di “essere felice di lavorare per una società come la nostra che ha scelto di imboccare la strada di “un calcio sostenibile” (cosa che andiamo ripetendo da mo’ ma che al tifoso, al solo sentir nominare certe stregonerie, vengono le pustole sul culetto). In tre stagioni, se la memoria non ci inganna come succede a qualche suo cagnolino addestrato per la birreria, ha ereditato una squadra che aveva in organico 12 giocatori a contratto, da parte sua ne ha ingaggiati 67 (avete letto bene, sessantasette). Di questi 79 giocatori Longo ha ricavato ben nove titolari per questa stagione perché due erano già qui quando è arrivato il DS attuale (Prestia e Chiarello). Quindi, per trovare 1 titolare, grazie al fiuto degno di un lagotto (nota razza di cani da tartufo) di cui Artico è superdotato, ne ha comprati, provati e scartati 8, media degna del Direttore Casting del Grande Fratello, non certo di un DS della cadetteria. Di questi 79 calciatori ingaggiati non ha ceduto uno solo giocatore con plus valenza e anzi, per liberare posti in organico, ha sistematicamente pagato buone uscite anziché incassare soldi per i cartellini e, per un ragazzo in particolare, sono state pagate ben due buone uscite, roba che rimarrà nei Guinnes dei Primati e temiamo rimarrà imbattuto per secoli. Nell’ultima stagione, dopo aver ingaggiato 16 nuovi giocatori, solo due di questi sono diventati titolari (media perfetta, ci mancherebbe). E che dire dei 5 giocatori che hanno realizzato i rigori nella finale play off? 4 di loro a luglio non c’erano già più e l’ultimo (Arrighini) lo abbiamo ceduto in C (pagando, naturalmente, perché nel mercato precedente nessuno in Terza Categoria lo ha preso gratis) nel gennaio scorso. Diciamo questo per documentare quanto il nostro DS sia estraneo a quella promozione arrivata anche con merito però non certo il suo. Per tutti questi motivi Artico, se fosse una garanzia di stabilità, di sostenibilità e di professionalità per tutti noi sportivi mandrogni, avrebbe già chiesto a gran voce le dimissioni di un DS (cioè lui!) così sprovveduto e anzi, se riuscisse a piazzarlo a qualche nostra concorrente sarebbe tanto di guadagnato per i Grigi, per noi e pure per lui, esclusa dai vantaggi solo la nostra concorrente. Però di una cosa bisogna dare atto al Bomber de noantri: lui dispone e la base dura e pura (si fa per dire) del tifo ubbidisce e questo particolare, e non altro, garantisce il suo nome pubblicato sul Panini sotto la voce DS dell’Alessandria, con stipendio garantito per un paio di stagioni ancora. Un giorno o l’altro vi diremo pure che fine fanno nel calcio storie simili, perché, prima o poi, sono destinate a finire.
Quello che ancora non sappiamo è quando.
Au revoir mes amis.