Genova – Bisogna far presto e accelerare i tempi della giustizia, almeno per alcuni reati, perché al processo per il crollo del Ponte Morandi incombe il rischio della prescrizione a causa dei tempi dell’udienza preliminare che stanno durando più del previsto. Ecco perché le circa duecento parti civili per cinquanta avvocati in aula, per non far slittare ulteriormente le scadenze si associano e con un unico intervento chiedono che i 59 indagati per il crollo del ponte Morandi e la morte di 43 persone finiscano subito tutti sotto processo. Inoltre il Comune di Genova ha presentato una memoria in cui chiede al giudice Paola Faggioni di decidere con urgenza sul dissequestro dei reperti del viadotto anche perché i fondi ministeriali per la costruzione del Parco della memoria rischiano di andare perduti. È durato appena due ore l’ennesimo passaggio dell’udienza preliminare per il crollo del Ponte Morandi che, la mattina del 14 agosto 2018 collassò causando la morte di 43 persone. Dopo gli interventi-fiume dei pm Walter Cotugno e Massimo Terrile, ieri mattina è stata la volta delle parti civili, ovvero di coloro che hanno subito danni sia fisici che economici dal crollo del viadotto. Aziende, enti, ma soprattutto parenti di due vittime e feriti hanno optato per un unico intervento in rappresentanza di ogni istanza. In questo modo si è evitato un ulteriore prolungamento delle udienze che riprenderanno lunedì, quando in aula a parlare saranno gli avvocati di quelli che sono stati individuati come responsabili civili del disastro, cioè Autostrade e Spea (società del Gruppo Atlantia un tempo delegata ai monitoraggi).