di Giusto Buroni – Con inaspettata malizia c’è chi ha scambiato per il proclama di un “ignorante no-vax terrapiattista” la mia critica al macabro cinismo dei “comunicatori” della pandemia. Spero che non pensi di poter compensare con due parole di circostanza la grave scorrettezza di far conoscere a 14 giornalisti del Corriere della Sera (ho aggiunto il dottor Harari) il suo autorevole strampalato giudizio sul mio atteggiamento e comportamento nei confronti del vaccino anticovid. Quasi tutti i giornalisti chiamati in causa mi conoscono da oltre 20 anni e alla peggio mi trattano come un rompiscatole maniaco della precisione dell’informazione e della divulgazione (e reagiscono censurandomi ormai al cento per cento), ma non hanno mai osato accusarmi di ignoranza, di irragionevolezza, di negazionismo ideologico, di rifiuto delle cure, di incapacità di interpretare i numeri, di asocialità.
Ci sono ottime terapie
Non chiederò scuse o smentite, ma mi vendicherò sottoponendolo, e per conoscenza anche ai detti giornalisti che gli avessero dato ascolto, a leggere questo articolo di chiarimenti sulle sciocchezze che da due anni continuo a individuare nel modo di comunicare dei giornalisti e nel modo di organizzare prevenzioni, cure e informazioni da parte dei medici. La familiarità con “luminari” non gli ha certo infuso la loro “Scienza” e non sarà una perdita di tempo per tutti ascoltare anche il mio parere di “uomo della strada”, che è anche esperto ingegnere, ma soprattutto vecchio e “paziente fragile”, nel senso di “debilitato da varie patologie” (e quindi frequentatore di medici e ospedali, fortunatamente solo in Lombardia).
Lunedì 13 e mercoledì 14 ho trovato con piacere interviste (a Remuzzi) e notizie su farmaci “in arrivo”, che funzionerebbero benissimo se somministrati nei primi cinque-dieci giorni della malattia da virus; mentre martedì 12 Gramellini ha finalmente stigmatizzato gli sberleffi di un certo Cartabellotta, chirurgo, rivolti al “cantante no-vax” Povia, in quel momento seriamente attaccato dal virus.
A rigor di logica
C’è poi chi non ha capito proprio niente, forse dimenticando la logica degli ingegneri e assimilando quella dei medici, alla quale non è applicabile la locuzione “a rigor di logica”. Se a questo aggiungiamo un bel po’ di miopia, allora vengono fuori sentenze sballate e sorprendenti, come: “I moribondi sono quelli che hanno rifiutato i vaccini”, e ancora: “La loro condizione è conseguenza di ciò per cui è doveroso ed etico farlo notare, per rispetto agli altri”. Queste frasi, concise e mostruose, affermano che io rifiuto i vaccini e insinuano che il rispetto per gli altri si debba manifestare infliggendo umiliazioni a chi è, secondo qualcuno, meritatamente moribondo. Mostruosità è anche il sottinteso incitamento ai medici a lasciar morire nell’abbandono, perché lo merita, chi si scopre rivolto a loro pur essendo non vaccinato (e confermo di avere sentito medici esasperati manifestare intenzioni del genere; del resto in alcuni Paesi Europei, a detta dei TG, si è ventilato di negare la terapia intensiva ai non vaccinati, in base a un principio “etico”).
Ma è obbligatorio vaccinarsi?
Io la vaccinazione potrei decidere di farla anche domani, se la ritenessi sicura e benefica, non tanto perché “vaccino antivirale finalmente dichiarato sicuro” (dov’è finito il “sicurissimo” Astrazeneca?), ma semplicemente perché il mio proprio fisico, attualmente debilitato in modo grave, non è disposto ad accettarla. Tuttavia c’è chi, senza sapere il motivo del rinvio di qualche libero cittadino italiano, trovi “incoerente” il suo comportamento che, secondo la sua “logica”, dovrebbe essere quello di “uno che non teme il contagio e quindi nega l’esistenza del virus”. Ma allora perché perderei tanto tempo a decifrare gli strani sillogismi di presunti “saggi” come lui? Ma, dico io, come gli vengono in mente certe idee?
Ci stiamo giocando la libertà
A questo punto devo spiegare meglio la mia “posizione” e vorrei che tutti apprezzassero che, al solo scopo di ridurre i problemi che si presentano ai “grandi manager della politica”, ma anche ai “baroni della medicina”, è quanto meno da imbecilli stabilire che il “popolo suddito” (e in questo caso “infettabile”) si possa dividere tra (molti) “eroici vaccinati” e (pochi ma noiosi) “vigliacchi, antisociali non vaccinati”. Perché i primi non hanno motivo di definirsi “eroi”, a meno che non ravvisino nel vaccino quegli stessi rischi morali e materiali pretesi dai fanatici no-vax; e i secondi non costituiscono una “categoria omogenea” o “zoccolo duro”, come sostengono i “semplificatori a buon mercato” (“sondaggisti” compresi).
Anche i vaccinati contagiano
Quelli non vaccinati che l’ignorante e cinica comunicazione e la “scienza titubante” hanno generato, proprio per avere riconosciuto queste pecche, sono indubbiamente ragionanti e ragionevoli, e come tali (e come me) si sono autorelegati in casa da due anni, senza minimamente contribuire ai contagi, e rischiando invece fortemente di essere contagiati dai pochi rapporti che hanno col mondo esterno. Il “mondo esterno” (in Italia ora l’86% della popolazione adulta) è fatto di disinvolti e presuntuosi “eroi”, dai “guru” dichiarati immuni e addirittura “immunizzanti”, salvo scoprire, e fingere di non sentire, che la pretesa immunizzazione personale dopo tre mesi è già scesa al 30% (di che? il “professore” non risponde: l’operazione di “percentuale” è sempre stata ostica perfino ai ragionieri). Da tali campioni di “civismo” il non vaccinato ragionante sta alla larga, esattamente con lo stesso “senso civico” di cui il vaccinato crede di possedere l’esclusiva.
Gli idioti comandano, ma 18 milioni di italiani disobbediscono
A confondere le acque si sono messi, in Italia, anche i burocrati di ISTAT e CENSIS, i cui dati, interpretati e distorti da altrettanto ottusi giornalisti, hanno portato fin dal primo rapporto a “stabilire”, per esempio, che il virus colpisca maggiormente “i poveri e gli scarsamente alfabetizzati”; o che sei milioni di Italiani (adulti) sostengano che la Terra sia piatta, che altri sei (non i medesimi deficienti) non abbiano mai creduto allo sbarco americano sulla Luna e che altrettanti (e siamo a 18 milioni) rifiutino il vaccino considerandolo portatore di microspia o modificatore di geni. Per me è stupefacente che, sia la classe dirigente italiana, che i conduttori di Talk Show televisivi, prendano in considerazione questi dati e ne traggano conclusioni relative all’“identikit del non vaccinato”. Da due mesi, entro dieci minuti dall’accensione del televisore, ci sentiamo ripetere che, nonostante le vaccinazioni procedano incessantemente, “c’è sempre uno zoccolo duro di 6-7 milioni di non vaccinati “da convincere con le buone o con le cattive” (l’obbligatorietà per tutti, con sanzioni “austroungariche” di 100 euro al mese ai disobbedienti). Ma se ciò fosse vero, significherebbe da una parte che non era vera la quota prevista dalla Scienza per “l’immunità di gregge” (sempre più raramente evocata, perché la sua stima è inaffidabile), e dall’altra che qualche Partito non ha ancora capito (figuriamoci!) che l’obbligatorietà (costituzione o no, e con chiare e poche eccezioni) è possibile solo se lo Stato si assume il compito di risarcire chi dal vaccino obbligatorio abbia ricevuto danni dimostrabili.
Il prossimo odio sarà contro i bambini non vaccinati
In sostanza, da due mesi ci costringono a veder versare fango sui non vaccinati di ogni tipo con pretesti che non sono per niente di genere sanitario. Eppure la dottoressa Viola dichiara in tutte le occasioni: “poche storie: finché ci sarà anche un solo non vaccinato i contagi non diminuiranno”, senza capire che questa è una chiara ammissione della sua propria incapacità di offrire una soluzione scientifica al problema; e per Natale da Fauci in giù si predica: “Alla vostra tavola di Natale non invitate parenti che non siano vaccinati”. È solo ulteriore odio buttato su chi, per qualsiasi ragione, non si vaccina. E finora si trattava di adulti. Vedremo adesso le acrobazie per gettare odio anche sui bambini non vaccinati e sui loro genitori, senza passare alla storia per crudeli sterminatori di “innocenti”. La verità è che una Scienza Medica che addirittura, a livello mondiale è, purtroppo come altre scienze, completamente assoggettata ai capricci dei poteri nazionali e sovrannazionali, che si palesa al mondo tramite un Sistema di comunicazione altamente corruttibile (corrotto) e condizionabile (condizionato), è normale che provochi una parte dell’opinione pubblica che si accorge di quello che accade.
Errori madornali gabellati come grandi scoperte della scienza
Persone di formazione tecnico-scientifica, nata negli ultimi anni che precedono l’avvento della cosiddetta “intelligenza artificiale”, non dovrebbero ridursi a cercare ogni giorno di scoprire le cause di madornali errori (di aritmetica) nei “numeri della pandemia”, che fin dalla prima occhiata non sono compatibili fra loro o con le conclusioni che ne ha tratte questa Scienza, a loro volte distorte da agenzie giornalistiche di pochi scrupoli e nessuna intelligenza (provate oggi stesso a fare le somme dei numeri che appaiono nella tabella “ufficiale” dell’avanzamento delle vaccinazioni: sono operazioni a 8 cifre, ma si dovrebbe trovare la voglia di farle a mente). C’è gente che si è stancata presto, per vari e giustificati motivi, di fare queste faticose verifiche; ma c’è chi, come me, forse non avendo impegni di famiglia (ma sono tanti i problemi di salute) è ancora soggetto alla deformazione professionale di rivoltare in tutti i sensi ogni numero che vede e di ricavarne motivi di giudizio (troppo spesso negativo) verso le “autorità” che li generano (e impongono) e di miglioramento per se stessi. Questo si chiama “spirito critico”, indispensabile per agire con “senso civico” (altri ne hanno tratto motivi di grande profitto economico, ma io non sono né presidente di Regione, né ex- presidente della Camera, né Commissario per l’Emergenza, e comunque questo sì non lo giudico “etico”; la feroce caccia al non vaccinato serve anche a distrarre l’opinione pubblica dalle malefatte di questi signori che tante “autorità compiacenti” ci hanno troppo spesso esortato a ringraziare per il loro “operato”).
La distanza sociale
Non posso allora non fare qualche esempio di conteggi non congruenti, perché non sono neanche come quel gran matematico, che ad ogni “comparsata” in TV, in cui nessuno lo capisce o lo ascolta, a partire dai “conduttori”, lancia e vende un sacco di libri. Il primo numero che mi ha fatto rizzare le orecchie e i pochi capelli è stato quello della “distanza sociale” da tenere per evitare i contagi. Si incominciò con i “6 piedi” calcolati certamente negli USA, per finire al più semplice “1 metro”, accettato senza obiezioni, anzi con entusiasmo, dai Paesi con sistema metrico decimale, trascurando il fatto che fosse la metà di quello calcolato inizialmente dai veri “esperti” (ma preoccupandosi subito del numero di tavoli che un ristorante medio avrebbe potuto contenere). Dopo quella scelta, molto “democratica” ma per niente scientifica, ognuno dei professori, che mai si sognerebbero di studiare “statistica” per risolvere problemi medici, si sbizzarrì a introdurre grandezze definite “alla Carlona” e misurate ancora peggio.
Il fallimento scientifico dei medici
Prendiamo il conteggio dei morti, per esempio, che dà più di ogni altro parametro la sensazione della gravità e dell’evoluzione del contagio, anche se con una decina di giorni di ritardo. Tralasciamo la polemica sull’incertezza della dipendenza dal virus dei decessi, perché renderebbe inutilizzabili tutti i dati ricevuti finora dalle “autorità. Trascuriamo anche il fatto che l’enorme picco iniziale sia dovuto alla natura del virus, che non è abituato a “mettere da parte” le prede per gli anni di magra: se c’è da azzannare, azzanna e non ha paura di indigestioni; questo per dire che il numero relativamente basso di morti di oggi rispetto allo stesso periodo dello scorso anno non è per niente confortante. Significa solo che di prede appetitose e facili come allora il virus non ne trova più e comincia a impegnarsi anche con prede meno deboli e vulnerabili. Le varianti recenti del virus solo apparentemente sono indebolite: sono le prede che sono in numero minore e più resistenti, e non è possibile che gli specialisti virologi non l’abbiano capito studiando le pandemie storiche. È indispensabile dunque elaborare un modello previsionale che tenga conto della minore appetibilità dei superstiti, dell’effetto benefico dei vaccini, per carità, e della persistente incapacità degli “specialisti” di usare i mezzi di rianimazione (oltre alla sempre inspiegabile assenza di terapie per i malati vaccinati o no). Si potrebbe avere così un’idea molto più precisa di come si evolverà la mattanza e possibilmente del suo esaurimento.
Il diabolico No-Vax intubato che chiede pietà
Ma torniamo a parlare dei numeri giornalieri e del loro possibile uso. Fa sorridere trovare che il numero giornaliero (o anche totale) di decessi, sia sempre preceduto da un segno “+”, come se potessero esserci dei morti “negativi”, cioè resuscitati, che non sono per ora previsti, almeno fino al giorno del Giudizio. Al numero in sé, fin dal secondo giorno della pandemia, oltre al “+” era stata aggiunta la parola “purtroppo”, che è divenuta sempre più ipocrita a mano a mano che ci si avvicinava ai 1000 al giorno; oggi, che i decessi sono ancora ben 150, pochi pronunciano ancora quella parola. A volte si chiede di non prendere per buono il numero dei morti, perché certe province o regioni non lo comunicano per tempo. Però di questi sfortunati sarebbe stato utile fin dall’inizio sapere molto di più: la fascia di età, il tempo di ricovero in terapia intensiva, la durata della malattia a partire dai primi sintomi, il tempo trascorso dalla data (anche presunta) del contagio alla comparsa dei primi gravi sintomi che potessero far pensare a una malattia grave. Infine, è utile conoscere il tipo di complicanza che ha portato alla morte, perché, come tutti ormai sanno, il Covid è più o meno letale anche a seconda dell’organo cui riesce ad attaccarsi. Tutto ciò non è mai stato possibile saperlo, nemmeno quando, per un brevissimo periodo, i morti erano tanto pochi che questa connotazione della malattia grave poteva essere fornita al pubblico per permettergli di giudicare da solo a che punto ci si trovasse con lo sviluppo della stessa. Perbacco: ci danno il numero dei complottisti (che sono più difficili da scoprire) e non quello dei morti: i “Grandi Decisori” ci prendono tutti per lettori di “Grand Hotel” o di “Novella 2000” e poi fingono di scandalizzarsi per l’ignoranza di un “terrapiattista”. In queste attività tutte “statistiche” la collaborazione di un pubblico bene informato sarebbe fondamentale, ma anche qui alla disinformazione viene in soccorso la “privacy”, salvo poi mostrare ai quattro venti il “diabolico no-vax intubato che chiede pietà”. Credo che per lo stesso motivo non ci siano mai stati messi a disposizione i dati del “tracciamento”, che ancora di più richiedono la collaborazione e il senso civico del pubblico.
Tamponi tripli e la caccia ai nuovi contagiati che sono sempre meno
Sul numero di tamponi (antigenici, molecolari, salivari, rapidi, fai da te) e sulla percentuale di positività, la polemica, che già c’era all’inizio, s’è accentuata colla scoperta della variante delta, e sta addirittura esplodendo alle prime analisi della diffusione della variante omicron. I tamponi permetterebbero una diagnosi immediata di positività, ma la scarsa “sensibilità” di quelli non molecolari potrebbe falsare del tutto ogni statistica, perché, ci hanno sempre detto, fa perdere oltre un terzo dei casi positivi (quelli salivari proposti per le scuole valgono ancor meno). Sarebbero raccomandabili tamponi tripli, per poter decidere con un “criterio di maggioranza” (come si fa in tutti i casi in cui alla statistica è legata la vita delle persone). Ma anche se prendessimo per buoni i numeri forniti dal poco affidabile mezzo diagnostico, resta discutibile l’informazione su cui si lavora. Infatti col tampone si ricercano nuovi malati, ma poi i “nuovi positivi” si rapportano al “totale dei tamponi effettuati”, che vengono praticati quotidianamente: ai malati in via di guarigione, a certe categorie di lavoratori, agli studenti, oppure ai turisti, agli sfaccendati, ecc. E questo rapporto allora non ha alcun senso, e si presta ad essere manipolato sia dalle autorità, sia dai “malintenzionati” per generare, a comando, allarme, ottimismo o pessimismo; io spero vivamente che non entri anche nelle formule dei calcoli statistici, ma ho paura che chi l’ha inventato lo stia anche usando (come nei primi giorni si usava il fantomatico “erreconzero”, soppiantato senza avviso e giustificazione dal più fantomatico “erreconti”).
Di quali morti stiamo parlando?
E così ci resta un numero di “nuovi contagi” (i tamponi positivi) che però comprende verosimilmente i “vecchi contagiati” ma “non ancora guariti”. Di veramente “nuovi”, oltre ai morti, alla fine della giornata avremo solo i “ricoverati in reparti covid” e i “trattati in terapia intensiva”, ma anche qui i primi sono al netto dei dimessi (guariti o no), dei peggiorati trasferiti in terapia intensiva e dei morti in reparto, e i secondi sono al netto dei guariti e dei morti e sono alimentati dai trasferiti da reparto (aggravati) e direttamente dal pronto soccorso. Chiaramente anche questi numeri, così confusi, si prestano a manipolazioni e ce se ne accorge solo dopo qualche giorno, tipicamente una settimana, dall’accaduto. Peccato, perché tutti questi difetti nella raccolta dei dati impediscono una statistica veramente scientifica di un fenomeno di cui si conosce a malapena il numero di morti che produce (che è sempre affetto dal dubbio se siano morti a causa del virus o semplicemente col virus addosso).
Invece di cantare, siete capaci a contare?
Anche la decisione di eliminare le “oscillazioni giornaliere” dei dati studiando invece la variazione settimanale sarebbe stata corretta se avesse preso in considerazione ogni giorno la somma (eventualmente e possibilmente divisa per sette) dei dati degli ultimi sette giorni. Ciò eviterebbe di aspettare una settimana prima di accorgersi dell’arrivo di una novità disastrosa come la “variante omicron”, la cui scoperta “improvvisa” ha fatto crollare le borse di tutta Europa. Analogamente i nuovi provvedimenti, più o meno drastici, ma sempre urgentissimi, si potrebbero prendere di giorno in giorno, anziché aspettare una settimana intera. È assurdo che la Scienza e la Stampa, che necessitano di questi suggerimenti, mi tolga la parola col pretesto terroristico di essere un “non vaccinato” e mi releghi, certo con tanti altri volonterosi, al solo ruolo di “paziente scomodo”, che allora sì viene voglia di eliminare alla prima occasione: sono due anni che al primo colpo di tosse penso che sia giunta la mia ora; poi per fortuna mi passa.
“Tutti insieme vinceremo…” cosa?
Quando ci si fa belli con la stupida ipocrita frase: “Tutti insieme vinceremo” (che poi è tipica della più bassa politica), ma chi può si comporta autoritariamente (e presuntuosamente) come fatto finora, si dimostra quanto poche “persone che contano” siano sottintese in quel “tutti”. E quanto poca fiducia meritino quei “tutti”, che si nascondono dietro quell’altra sciocchezza che “la scienza sbaglia continuamente perché per sua natura deve progredire per approssimazioni successive, o peggio, all’americana, per tentativi e errori” (“trial and error”: quest’ultima definizione serve a giustificare le centinaia di migliaia di morti inutili, provocate da tentativi maldestri).