È stata una giornata, questa diciassettesima d’andata della Serie B, davvero interessante e, sotto qualche aspetto, pure contraddittoria. Ma cominciamo dall’inizio, da venerdì 10 e da Cremonese-Crotone, un match che ha vieppiù dimostrato quanto questo sport – il Calcio – possa essere a volte cinico e baro, crudele e beffardo, cieco e sordo nei confronti di chi sta comunque facendo le cose per bene. Il Crotone, visto in diretta a Cremona, soprattutto nel primo tempo, nonostante le difficoltà nelle quali si dibatte, è stato protagonista d’una prestazione eccellente: forse abbiamo visto la frazione di gioco giocata meglio da entrambe le contendenti in tutto questo scorcio di campionato. I calabresi però, benché superiori ai padroni di casa, per organizzazione e capacità di creare superiorità numerica in ogni zona di campo, per trame di gioco fatte di triangoli palla a terra e a due tocchi, portando sempre almeno 4 giocatori costantemente nell’area avversaria a sostenere il gioco…, hanno perso. Mister Marino avrebbe di che essere orgoglioso per aver trasformato in un mese e mezzo una compagine tronfia e senz’anima, quella che avevamo visto contro i Grigi, in una squadra che gioca un calcio moderno e raffinato. Peccato che, arrivato lui, i crotonesi abbiano perso, spesso immeritatamente, 5 partite su 6, compresa l’ultima, e una l’hanno pareggiata. La partita l’abbiamo vista con attenzione e purtroppo la catena di destra dei Rossoblu è qualitativamente imbarazzante e stanno pagando oltremodo l’assenza prolungata di Mogos. Il risultato è stato che, dirigenti pur accorti come i Vrenna, hanno cacciato Marino per riprendersi tra le palle tal Modesto, scelta logica e obbligata, quasi un suicidio assistito.
Inutile sottolineare come la stampa specializzata abbia trattato un allenatore serio e preparato partendo dai risultati, ergo Marino si sarebbe rincoglionito. Doverosa digressione: se una volta i tifosi dovevano spesso immaginarsi quello che succedeva sui campi di gioco fidandosi delle minchiate descritte da certi addetti all’informazione a dir poco superficiali, oggi il problema parrebbe risolto dalle TV: ognuno di noi può vedere cosa succede senza i filtri dei soliti noti. Quando si sente un giornalista che afferma pubblicamente “secondo me la partita è andata così” o peggio ancora “il calcio ognuno lo vede a modo suo”, spesso sta dicendo una sciocchezza per coprire le proprie deficienze tecniche ed oftalmiche.
Un match oggi non può più essere oggetto di un’idea perché tutto quello che succede sul campo non è un’opinione ma un fatto documentato. La conseguenza di queste innovazioni tecnologiche porterà presto un tifoso o uno sportivo medio (che, spesso, e lo diciamo con cognizione di causa, capisce il calcio almeno dieci volte meglio rispetto alla stragrande maggioranza dei nostri commentatori) a rinunciare ad ascoltare certe autentiche capre cacasentenze che raccontano le cose a seconda di come hanno straparlato il giorno prima. Questi sedicenti giornalisti comincino quindi a (tentare di) discettare non più su fatti oggettivi quanto invece sulle tendenze generali e offrano ai loro sventurati clienti, se ci riescono, letture originali e critiche interessanti. Parentesi doverosa perché abbiamo, nostro malgrado, dovuto leggere articoli banali, imbarazzanti, o trasmissioni televisive locali (con annessi impresentabili commentatori) che rappresentano un’ingiuria senza vergogna alla nostra storia calcistica, al valore del campionato che stiamo vivendo, alla nostra intelligenza e, se permettete, persino a una proprietà come l’attuale che si meriterebbe altri livelli di comunicazione, con format e contenuti già obsoleti vent’anni fa.
A volo radente: la Ternana cade in casa sovrastata dal Benevento, il Cittadella al Tombolato regola l’Ascoli grazie a 2 rigori mentre il Monza al Brianteo prima raggiunge poi supera in extremis un Frosinone andato sul doppio vantaggio grazie a Zerbin, giovane calciatore che dovremmo conoscere bene visto che l’anno passato lo abbiamo incrociato a Vercelli e poi arrivato da i frusinati non certo per fare il titolare. Più interessante per noi il pareggio (1-1) ottenuto in rimonta a Lignano dal Cosenza del subentrato Occhiuzzi contro il Pordenone. Vista così forse la vittoria dei padroni di casa ci sarebbe stata più utile ma quando arrivano i pareggi fra squadre a noi vicine è sempre una buona notizia perché nessuna “scappa” e si abbassa la quota salvezza. Il Brescia del Pippo nazionale passeggia al Mazza contro la Spal del sopravvalutato Clotet e forse avevamo ragione quando abbiamo bollato l’ultima vittoria degli estensi come la vittoria di Pirro: vedremo. Lo scontro al vertice tra Pisa e Lecce è stata una partita degna di cotanti protagonisti. Ha vinto il Pisa 1-0, pur orfano di Lucca, grazie a un gol arrivato su una seconda palla scagliata da un subentrato: lo diciamo per pura statistica e non certo perché pensiamo che il mister nerazzurro sia Mago Merlino. Partita bella, equilibrata, con un ottimo arbitraggio; la palla sembrava impazzita sotto il vetro di un flipper e c’era un rigore netto a favore dei padroni di casa: in Serie B purtroppo il VAR non è tecnologicamente evoluto come quello utilizzato in A e siamo al punto di prima. La domenica parte con il pareggio colto dal 3-5-2 di Alvini contro il 3-5-2 di Iachini al Tardini di Parma. I Ducali vanno in vantaggio subito e insistono per raddoppiare ma senza successo. Nella ripresa gli Umbri cambiano marcia, mettendo alle corde i padroni di casa che evidenziano ancora lo stato di convalescenza: prima pareggiano in mischia e poi tentano il colpo grosso senza riuscirci.
Un plauso a questa neopromossa che in trasferta ha colto fin qui 14 punti e si colloca in piena zona playoff. La cura Iachini comincia a dare i primi frutti mentre in settimana è arrivato già un nuovo centrocampista per ristrutturare il centrocampo bianco crociato. Ottima la punta perugina De Luca, ex grigio, arrivato in estate in Umbria attraverso un giro tortuoso, visto che il ragazzo, rimasto svincolato dal disastro Chievo è stato ingaggiato dalla Samp, la quale lo ha poi girato a fine mercato a Giannitti. Una cosa va detta di De Luca: dopo un ottimo campionato in riva al Tanaro, benché sotto utilizzato da D’Agostino che allora gli preferiva giocatori che aveva indicato lui, il giocatore ha fatto subito ritorno a Torino per cominciare a girare in prestito. Qui non lo ha rimpianto nessuno, neppure i nostri tifosi noti competenti talent scout, i quali hanno gioito invece quando al suo posto è arrivato il ben noto Eusepi, “er bomber”. In realtà qui uno che ha rimpianto la mancata conferma del giovane ex Toro c’è stato: Fabio Artico che, neoassunto nel ruolo di DS, ha tentato fino alla fine di riconfermare il ragazzo in prestito ma il Toro pare sia stato irremovibile. Questa cosa l’ho appresa da persone intime nell’ambiente granata (notizia mai riportata ovviamente dal nostro giornalista di riferimento più realista del re, perché la cosa non sarebbe magari piaciuta ai suoi clienti preferiti, quelli “con il Grigio nel cuore” e gli occhi foderati di pelle di cacciatorino). Il nostro buon Fabio, nell’occasione, deve aver realizzato che, per ottenere consenso ad Alessandria, devi far tutto quel che ti pare tranne che cose fatte per bene. Il Vicenza di Brocchi al Menti gioca un decente primo tempo contro il Como ma va al riposo sullo 0-1. La ripresa una pena: i difensori biancorossi che perdono i duelli contro i rispettivi avversari, tutti che portano palla come ciuchi per poi regalarla agli avversari lasciando Euclide in soffitta. Il Como fa poco per portare a casa i 3 punti ma non aveva certo bisogno di fare di più. Ultima partita disputata quella al Granillo dove i Grigi si sbarazzano senza problemi di una tribù di morti viventi e alcuni in avanzato stato di decomposizione, calcisticamente parlando. Non vogliamo nascondere certo i meriti della truppa di Longo che hanno messo in campo l’armamentario che esibisce da inizio stagione. Un carattere, un’applicazione e la concentrazione che, a dispetto di valori tecnici e fisici non certo da riferimento, fanno la differenza quando incroci avversari tronfi, disorganizzati e presuntuosi come si è rivelata la Reggina che arrivava, non dimentichiamolo, da 5 sconfitte e un pareggio. La doppia doccia scozzese subita a Lignano e in casa contro il Cittadella deve servire da lezione soprattutto per un ambiente che ha dimostrato una volta di più di aver bisogno di sedute psicanalitiche vista l’assenza totale di equilibrio, pragmatismo e ragionevolezza.
E vedremo le Penne Cadenti di casa nostra se in settimana riporranno gli ottoni per guardare a un futuro tutt’altro che già deciso. Per i Grigi 17 punti in 17 partite, mancano 4 punti per assumere una linea di galleggiamento ideale. Quindi c’è ancora da pedalare in salita: certe teste di rapa stavolta lo capiranno o no?
Ma in settimana ritorneremo sull’argomento.
Così, per la precisione.