“Abbiamo letto negli ultimi giorni, chissà perché senza meravigliarci più di tanto, del poco condivisibile punto di vista di alcuni sindacati, secondo i quali saremmo oggi molto vicini ad ambiti traguardi dei quali, peraltro, ognuno mette in bella mostra un proprio elenco, come fossero trofei conquistati grazie ai loro interessamenti, risultati dei quali vantarsi. Leggiamo basiti che alcuni sembrerebbero addirittura soddisfatti e appagati di quanto sia stato fino ad ora ottenuto in trattativa, talvolta confondendo per risultati già raggiunti, alcuni laconici segnali riguardanti tematiche di vario tipo, che arrivano a singhiozzo dalla parte pubblica. La verità è un’altra, almeno per come la vediamo noi: a voler essere coerenti, gli asseriti traguardi negoziali raggiunti, che invece si traducono in confronti allo stato ancora meramente interlocutori, andrebbero declinati con molta cautela, perché stiamo parlando di “modesti passi in avanti”, rispetto ad obiettivi ben più importanti, che decisamente, sono ancora tutti da cogliere.
Ci riferiscono anche di taluni altri sindacati che si sarebbero soffermati ad elencare, parlando di stato dell’arte dei negoziati, di modifiche rispetto alle quali l’Aran avrebbe mostrato una maggiore apertura e che, sempre secondo loro, porterebbero “ad un netto miglioramento del testo del contratto”.
Fino a qui nulla questio. Nessuno può negare “taluni piccoli passi in itinere”, tantomeno chi, tra i sindacati come il Nursing Up, gran parte di quelle cose le ha chieste ufficialmente nella propria piattaforma contrattuale, e che si batte quotidianamente per ottenerle.
Parliamo in particolare di tematiche a noi tutti care come:
– La programmazione oraria della turnistica, formalizzata entro il giorno 20 del mese precedente.
– La possibilità di un impiego flessibile per i dipendenti in svantaggio personale, sociale e familiare dei genitori di figli minori di 12 anni
– Permessi retribuiti anche per esami e prove on line
– La possibilità di fruire del congedo matrimoniale, nei casi di eventi imprevisti che ne rendano oggettivamente impossibile la fruizione
– La possibilità, da parte dell’azienda, di dare priorità, nelle procedure di mobilità, alle domande per gravi e documentate esigenze di salute
– Vestizione e svestizione – Le richieste per portare tali tempi da 10 a 15 minuti e, nelle U.O. che garantiscano la continuità assistenziale sulle 24 ore, da 15 a 20 minuti, e prevedere ulteriori 30 minuti nelle U.O. di malattie infettive o similari che richiedono vestizione/svestizione “complessa” (Covid-19).
Ebbene, rispetto ad un nutrito elenco di tematiche, alcune delle quali di fonte sindacale ed altre, bisogna doverosamente precisarlo, suggerite addirittura dalla stessa ARAN, ciò che canta la messa sono le piattaforme contrattuali.
Si signori, la verità è che qualsiasi sindacato, a posteriori, può asserire di aver raggiunto ed ottenuto risultati più o meno importanti, ma tutto ciò diventa difficile da sostenere quando chi parla degli obiettivi che avrebbe raggiunto, non li aveva neanche inseriti nelle proprie proposte.
Quello che invece conta davvero, a fronte degli auspicabili, ma limitati risultati dei quali parliamo, frutto peraltro di 5 mesi di trattative, è che alcuni interrogativi ora gli infermieri italiani se li stanno ponendo.
-Dov’è l’indennità professionale specifica per la quale noi del Nursing Up abbiamo scioperato, e che abbiamo ottenuto dopo aver portato a Roma migliaia di infermieri il 15 ottobre 2020? Stiamo parlando di soldi vincolati, che la legge attribuisce al contratto con destinazione gli infermieri. Lo stesso dicasi per le somme destinate agli altri operatori sanitari dalla medesima legge.
-Che fine ha fatto il grande obiettivo della creazione di un’area autonoma in cui inserire legittimamente i professionisti dall’elevata qualificazione, come il nome stesso inizialmente indicava, secondo i perimetri del Comitato di Settore e del Ministro Brunetta?
-Dov’è il tanto atteso sblocco della mobilità su cui finalmente solo adesso l’Aran ha mostrato timidi cenni di apertura, e che Nursing Up come nessun altro sta sollecitando dal primo giorno di queste trattative? Quale altro sindacato, se non il Nursing Up, ha presentato uno studio esegetico ed una proposta contrattuale all’ARAN, per mettere in evidenza che non vi sono reali ragioni di diritto che si oppongono ad uno sblocco della mobilità per i dipendenti del comparto della sanità, e che è quindi doveroso ridare loro la speranza di poter essere trasferiti da un’ospedale all’altro?
-Dove sono le 2 ore di riduzione del debito settimanale degli infermieri e dei professionisti sanitari chieste dal Nursing Up nella propria piattaforma, da destinare alla formazione come avviene già per la dirigenza medica? C’è forse qualcuno, oltre al Nursing Up , che ha esplicitamente ribadito all’ARAN, da ultimo in occasione della trattativa del 9 dicembre, che bisogna dare un taglio con la sperequazione esistente tra i medici e le altre professioni sanitarie?
-Soprattutto quanto è lontana quella valorizzazione economica tanto attesa, quella per la quale Nursing Up si batte da più di un anno nelle piazze, a partire da un aumento di stipendio che ci consenta di equiparare la nostra posizione a quella di molti altri colleghi europei?
Per queste ragioni, Nursing Up non condivide la posizione di chi oggi preferisce cullarsi sciorinando gli interessanti risultati che potrebbero arrivare (sempre se l’ARAN non ci ripensa), e soprattutto non condividiamo la pretesa di quei sindacati che si attribuiscono la paternità di ipotetici traguardi che sono ancora oggetto di confronto e che tutti, beninteso consideriamo importanti, se presi uno per uno, ma che invece restano ben poca cosa se comparati con quanto gli infermieri italiani meritano e si aspettano di avere con il nuovo contratto.
Insomma, stride il silenzio di Regioni e di ARAN su molti, troppi diritti che noi consideriamo prioritari. Quindi bisogna darsi da fare, se non vogliamo dar corpo ad un castello di sabbia destinato miseramente a crollare alla prima onda. Occorre costruire lontano dal pericolo dell’acqua, occorre fortificare le fondamenta.
I fatti chiedono che le parti in causa abbiano ora il coraggio di compattarsi e di provare a disegnare, all’unisono, un percorso che conduca verso risultati importanti. Nursing Up è pronto a fare questo, “ma ora bisogna concentrarsi su ciò che i professionisti considerano prioritario”. Noi lo abbiamo chiesto, manifestando imbavagliati in occasione dell’ultima seduta contrattuale.
Non vogliamo immaginare, nemmeno per ipotesi, che qualche sindacato possa ritenere che infermieri ed altre professioni sanitarie, estasiati da quei grandi successi annunciati, sarebbero disposti a mandare giù senza dolersene un ordinamento professionale che invece di collocarli nella costituita area di elevata qualificazione o in altra area dedicata, come chiediamo noi del Nursing Up, li ammassasse tutti verso il basso, in un’area mista fatta di ex appartenenti alla categoria “D” e “DS” , assieme ai funzionari amministrativi .
Si signori, perché è proprio questa la prima vergognosa proposta giunta dall’ARAN, della quale, stranamente, pochi parlano, e che ovviamente noi abbiamo rispedito al mittente dopo averla bollata come irricevibile.
Certo noi non possiamo distogliere coloro che sceglieranno di accontentarsi del magro piatto servito dall’ARAN. Non possiamo nemmeno convincerli del fatto che in un confronto negoziale esistono “obiettivi oggettivamente prioritari”, sui quali bisognerebbe concentrarsi. E tantomeno potremo vietare a quei sindacati che vorranno, di dare il loro consenso all’ARAN ed al Ministro Brunetta per poter chiudere in gran fretta questo contratto senza nemmeno lottare, a dispetto di ciò che vuole gran parte della gente alla quale esso sarà destinato.
Nessuno dimentichi, che durante le nostre lotte di piazza degli ultimi 2 anni, e gli scioperi realizzati in coerenza con il nostro spirito di azione, abbiamo chiesto pubblicamente collaborazione e sinergia agli altri sindacati. Ebbene, non vorremmo mai che tra le organizzazioni che a quel tempo risposero con un incomprensibile silenzio ai nostri appelli, ve ne fosse qualcuna che oggi pensa di chiudere la partita semplicemente accreditando come epocali alcuni risultati che invece sono ancora tristemente limitati e parziali.
In fin dei conti, quando si parla di stato dell’arte delle negoziazioni in sanità, si parla di quasi 5 mesi di delicate trattative e di pressioni ai vari livelli della politica. Forse abbiamo portato avanti tutto questo solo per cominciare a vedere piccoli spiragli di apertura?
Per quanto ci riguarda, l’accontentarsi è ora assolutamente incomprensibile!
E se a dispetto di quanto sentiamo predicare, al destino del contratto della sanità manca ancora un secondo tempo abbondante oltre a quelli di recupero, piuttosto di accontentarsi di un misero pareggio a reti bianche, il Nursing Up intende difendere fino in fondo i pali di una porta che non bisogna lasciare sguarnita in nessun modo: questo è il tempo di lottare, per un contratto degno di tal nome!