Domenica alle 20,30 al Mocca sarà di scena il Cittadella, una habituée della cadetteria che rappresenta l’omonima cittadina in provincia di Padova, famosa perché il centro storico è chiuso da mura fortificate molto suggestive (Cittadella con la C maiuscola perché nome proprio di città, mentre la nostra è con la c minuscola perché nome comune d’un tipo di fortificazione militare). Il presidente di questo piccolo (ma neanche tanto) miracolo sportivo è Andrea Gabrielli, presidente del Gruppo Gabrielli e della Sofida Holding, fondata dal padre e controllata dalla famiglia, che si occupa principalmente di siderurgia ma anche della squadra di calcio. Il padre di Andrea, in altri tempi, decise di fondere le due società sportive che si disputavano, fra mille difficoltà, il cuore degli appassionati di calcio locali. Da quel momento cominciò una lunga rincorsa per arrivare al calcio professionistico prima, e poi ancora fino alla B. La mente sportiva pensante e braccio sportivo operativo dei Granata da 20 anni è Stefano Marchetti, assunto dal capostipite e poi confermato dal figlio. In vent’anni a Cittadella hanno lavorato solo tre allenatori, mai un esonero: Maran, Foscarini e Venturato i suoi allenatori. Da luglio sulla panchina veneta il titolare è Edoardo Gorini, già difensore del Cittadella e poi, appese le scarpe al chiodo, è entrato a far parte dello staff tecnico della società fino ad occupare la sedia più ambita al posto di Venturato. E proprio con Venturato nel 2016 i Granata (maiuscolo perché pronome proprio e non aggettivo) hanno vinto un campionato di C contendendo la promozione proprio ai Grigi. Poi l’anno scorso è arrivata la finale playoff persa per andare in A e l’addio consensuale. La rosa dei veneti (non dei venti) è formata da 25 elementi con un’età media di 25 anni circa. Rispetto alla rosa a disposizione di Venturato, fra cessioni e fine rapporti, se ne sono andati in 10 (tra i quali alcuni hanno portato benefici sostanziosi alla casse della società tipo Proia e Ognunseye) mentre sono arrivati in 9 con una campagna estiva chiusa con un saldo utile di 2.000.000 di euro, l’organico ringiovanito e un monte stipendi ridotto. I nuovi arrivi sono stati pescati da Marchetti in C fra giocatori di sicuro affidamento ma non necessariamente giovanissimi, poi integrati da alcuni imberbi arrivati da Primavere importanti: questo è il metodo Marchetti, sperimentato da anni e che ha sempre “pagato” sotto tutti i punti di vista. Nell’odierno Cittadella è titolare una nostra vecchia conoscenza: Simone Branca. Orbene, il ragazzo è arrivato in riva al Tanaro (pagato profumatamente al Sud Tirol) grazie a Magalini il quale, contemporaneamente, per far posto al neo ingaggiato centrocampista mancino, ha regalato alla Spal l’omologo Mora, fresco vincitore delle Universiadi. Con Mora capitano, la Spal è arrivata in Serie A in due anni e poi il Nostro è andato a vincere un altro campionato cadetto a La Spezia. Poi all’orizzonte è spuntato quello scienziato di Soldati, DS che si è disfatto di Branca dopo due stagioni e un pezzo (naturalmente a titolo gratuito), ceduto a un oscuro club danese allenato da Sormani, figlio di Angelo Benedicto. E Marchetti a fine stagione ripesca Branca a costo zero nel profondo Nord e il tipo, inviso alla nostra infallibile tifoseria, diventa titolare fisso fra i Granata. Tutto questo per dire, a cose viste, quanto hanno pesato in questi anni in termini economici e tecnici le minchiate dei nostri DS e le paturnie di tifosi incapaci di fare valutazione oggettive. E ci limitiamo solo alle più clamorose, quelle che dovrebbero essere sotto gli occhi di tutti. Lo so, direte voi, ma che ci vuole allora, con tutti i soldi profusi, a individuare un Marchetti qualunque? Domanda sbagliata: Marchetti, come abbiamo visto, è un super nel suo campo, mentre operano fior di professionisti che fanno ottime cose in giro per l’Italia e che potrebbero fare al caso nostro. Magari non saranno stati idoli del Moccagatta quando calcavano i campi di gioco, ma facciamocene una ragione: meglio un professionista che sa fare il suo mestiere che un mito che in realtà sa essere solo…l’idolo delle folle.