Se il turno precedente del Campionato ci aveva detto che poi, in fondo, la stagione potrà essere caratterizzata da un sostanziale equilibrio (tendenza tipica del torneo cadetto dove il segno X storicamente riveste ancora una sua valenza positiva) questa XV d’andata infrasettimanale invece segna il passo riguardo la compressione della classifica. Al netto di quello che potrebbe succedere oggi nei posticipi ancora da giocare (Parma-Brescia e Cittadella-Como) la tendenza è stata questa: chi stava davanti ha colto risultati positivi chi era dietro invece ha visto aumentare il gap a suo sfavore.
Due le eccezioni.
Il risultato del Pisa che contro il Perugia non ha sfruttato il vantaggio ottenuto nel primo tempo e neppure sul finire è bastato un rigore sbagliato da Lucca.
L’altro risultato in controtendenza è arrivato proprio da Lignano, lo stadietto che ospita provvisoriamente il Pordenone reduce da un pareggio in trasferta che doveva essere una vittoria, mentre noi reduci dalla vittoria casalinga contro la Cremonese che è stata salutata come la risoluzione definitiva dell’incubo vissuto a inizio stagione.
Il risultato del Pisa ci interessava direttamente perché il Perugia, neo promossa come i Grigi e bersagliata da infortuni, nonché protagonista di un mercato attento e fatto giustamente con il bilancino del farmacista dal suo DS Giannitti, poteva trasformarsi in una nostra avversaria diretta per non retrocedere. Ma le (poche) risorse destinate dagli umbri al rafforzamento della rosa evidentemente non sono state scialacquate com’ è successo invece qui da noi e Alvini mister, scelta davvero felice e coraggiosa, si sta rivelando uno degli allenatori più efficaci ed equilibrati della B. La colpevole mancanza di equilibrio nei giudizi e la disarmante confusione che vige in questa piazza governata da giornalisti che, anziché fare analisi tecniche rigorose, si limitano a fare i tifosi da bar, ha illuso molti sportivi in buona fede. E l’assioma del tifoso: “le cose procedono per il meglio! L’ha scritto persino lui (o, peggio ancora, lei!)” funziona solo se chi analizza e scrive lo fa con un minimo di competenza e capacità critica. Mentre così si tratta solo di parole a vanvera d’un tifoso. Alla lunga, caro tifoso, se si darà credito a giudizi così poco equilibrati e competenti andremo a sbattere.
Avevamo tentato di instillare il dubbio nel pezzo precedente, tentando di spiegare, attraverso un’analisi del nostro gioco e delle caratteristiche del Pordenone, quanto questa trasferta fosse insidiosa e a noi poco congeniale, per come siamo fatti, per dove siamo arrivati e per dove vogliamo arrivare.
Quando poi abbiamo visto, a partita in corso, il disordine e le tardive ricostruzioni delle linee difensive e mediane della squadra di Tedino, abbiamo cominciato a tremare perché dovremmo ormai sapere che una squadra abituata a marcare a uomo come la nostra si “ordina” nel momento in cui gli avversari sono ordinati. Ecco perché quando si dice che riusciamo spesso nell’impresa di “far giocar male” gli altri c’è molto di vero.
Ma se l’avversario invece è disordinato, ecco che, non appena si riconquista palla, ogni nostro giocatore, portiere a parte, non è mai dove dovrebbe essere, e comunque sempre troppo lontano da un suo compagno. Analisi semplice la nostra ma, pensiamo, efficace ed esplicativa per cui non servono scienziati per elaborarla.
Nel frattempo sia il Crotone che il Vicenza, compagini che ci stanno alle spalle, pur giocando ottime partite, hanno perso.
Per quanto ci riguarda, i danni collaterali che si porta dietro questa inopinata sconfitta sull’Adriatico sembrano al momento contenuti ma si dovrebbe tener conto dei punti raccolti e di quelli che, fin qui, si sarebbe dovuto raccogliere e non tanto quello che fanno gli altri.
Per il resto si segnala che il Cosenza, considerato fuori dal nostro periscopio, è prepotentemente rientrato nel nostro campo visivo grazie ad un filotto di prestazioni negative, la Spal è stata “matata” a domicilio dal Lecce e la vittoria esterna ottenuta dai Biancocelesti nel turno precedente potrebbe trasformarsi nella classica “Vittoria di Pirro”, visto che ha consentito a Clotet di aver ancora un po’ di occasioni davanti a sé per far danni (nel caso i nostri più sinceri ringraziamenti: lunga vita all’anglo spagnolo su quella panchina).
L’Ascoli invece sale dalla categoria delle squadre indecise se attestarsi fra la seconda e la terza fascia a quelle che aspirano alla prima fascia, grazie, riteniamo, soprattutto a un mercato estivo chirurgico dopo gli spaventi patiti la stagione scorsa. Forse pure qualche merito potrebbe averlo mister Sottil ma facciamo davvero fatica a crederlo perché, ancora una volta, non è certo il cognome indicativo di una predisposizione del soggetto ad avere il classico “cervello fino”.