Dopo gli insetti a tavola, i finanziamenti alla carne in provetta e l’etichetta Nutriscore che confonde i consumatori, l’addio al Natale è l’ultima follia dell’Unione europea che tradisce le proprie radici religiose, culturali e alimentari cancellando millenni di tradizioni popolari.
E’ quanto afferma la Coldiretti nel bocciare le nuove linee guida della “corretta comunicazione” di Bruxelles secondo le quali “ogni persona nell’Ue ha il diritto di essere trattato in maniera eguale” e le festività quindi non dovranno più essere riferite a connotazioni religiose come il Natale, ma citate in maniera generica.
“Una omologazione di nomi e identità che impoverisce l’Unione e la rende più debole nei suoi capisaldi come il Natale il cui il valore religioso e culturale si fonde con la tradizionale famigliare di comunità che si rinnova sulle tavole delle feste soprattutto nell’eccezionale periodo storico che il mondo vive con la pandemia Covid che fa ancora paura”, ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco.
Un vero e proprio tradimento che purtroppo non è neppure l’unico, a partire dal via libera agli insetti a tavola con l’autorizzazione della Commissione europea all’immissione sul mercato della Locusta migratoria e della la larva gialla della farina (Tenebrio molitor) per uso alimentare umano sotto forma di snack o ingrediente alimentare.
Una novità che non è gradita dal 54% degli alessandrini, i quali sono proprio contrari agli insetti a tavola, mentre sono indifferenti il 24%, favorevoli, il 16% e non risponde il 6%, secondo l’indagine Coldiretti/Ixe.
La commercializzazione di insetti a scopo alimentare è resa possibile in Europa dall’entrata in vigore dal primo gennaio 2018 del regolamento Ue sui “novel food” che permette di riconoscere gli insetti interi sia come nuovi alimenti che come prodotti tradizionali da paesi terzi con “delizie” per le feste come la pasta all’uovo ai grilli, i millepiedi cinesi al forno e poi affumicati, le tarantole arrostite dal Laos, i vermi giganti della farina, gli scorpioni neri e le cimici d’acqua dalla Thailandia, il baco da seta dall’America, le farfalle delle palme dalla Guyana francese, fino agli scorpioni dorati dalla Cina.
“E non finisce qui – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo – perché è inaccettabile anche che l’Unione europea finanzi con risorse pubbliche il business privato della “carne” in provetta dietro il quale si nascondono rilevanti interessi economici e speculazioni internazionali dirette a sconvolgere il sistema agroalimentare mondiale”.
La UE ha infatti concesso uno stanziamento da 2 milioni di euro a due aziende olandesi impegnate nella produzione di “carne” in laboratorio da cellule in vitro, la Nutreco e la Mosa Meat dove ha investito anche il famoso attore americano Leonardo Di Caprio che non ha certo bisogno dei soldi dei cittadini europei.
“Una decisione paradossale se si considera che il finanziamento è stato assegnato nell’ambito del programma React Eu che la Commissione aveva avviato proprio per rispondere alla crisi generata dall’emergenza Covid che ha messo in ginocchio il sistema dell’allevamento in Italia e in Europa – hanno proseguito Bianco e Rampazzo -. La scelta di sostenere società che puntano a fare concorrenza sleale sul mercato spacciando per carne prodotti ottenuti dalla moltiplicazione cellulare in laboratorio combinate con fattori di crescita e sostanze compatibili con i tessuti biologici, si aggiunge peraltro alla campagna di demonizzazione in atto per la vera carne”.
Una deriva tecno-alimentare per omologare il cibo che riguarda anche i sistemi di etichettatura a colori come il Nutriscore che escludono paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta.
Si tratta di etichette a colori che si concentrano esclusivamente su un numero molto limitato di sostanze nutritive (ad esempio zucchero, grassi e sale) e sull’assunzione di energia senza tenere conto delle porzioni escludendo paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta.
“L’equilibrio nutrizionale – hanno concluso Bianco e Rampazzo – non va ricercato nel singolo prodotto ma nell’equilibrio tra i diversi cibi consumati nella dieta giornaliera, per questo non sono accettabili etichette semplicistiche che allarmano o scoraggiano il consumo di uno specifico prodotto”.
L’etichetta nutrizionale a colori boccia ingiustamente quasi l’85% in valore del Made in Italy a denominazione di origine (Dop/Igp) che la stessa Ue dovrebbe invece tutelare e valorizzare soprattutto nel tempo del Covid.