Torino (g.g.) – Dopo l’elezione di Michele Vietti alla presidenza di Finpiemonte, Lega e FdI sono divisi sui consiglieri. L’ex vice presidente del Csm guiderà la finanziaria piemontese senza lasciare l’analogo incarico in Finlombarda Gestione, omologo del piemontese Finpiemonte. Con questa scelta, la Regione mira a consolidare la collaborazione tra i due enti, sull’asse del Nordovest, anche per rimettere in carreggiata quello piemontese, dopo gli scandali degli ultimi anni, dal caso dei soldi versati su un conto in Svizzera, per cui è a processo l’ex presidente Fabrizio Gatti, fino alle dimissioni anticipate dell’ultimo cda, guidato dall’alessandrino Roberto Molina (nella foto). Finpiemonte è il braccio operativo della Regione nella partita dei fondi europei e del Pnrr. È la stanza dei bottoni dove passeranno un sacco di soldi e, proprio per questo motivo, c’è chi storce il naso per la nomina di Vietti sfiorato cinque anni fa da un processo per falsa fatturazione che ha visto implicata sua figlia, Maria Margherita Vietti, avvocato di 37 anni. È una brutta storia che riguarda un corso professionale, fondi pubblici, politici, avvocati, parenti, amici, sedicenti ingegneri, ex dipendenti delle Poste e Francesco della Noce, 53 anni, di Bari. Michele Vietti è stato voluto al vertice di Finpiemonte dal presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio. Insieme a Vietti, per le minoranze è stato indicato l’ingegnere astigiano Marco Allegretti (in quota 5 Stelle), mentre per il secondo nome di maggioranza, tra i due litiganti, Lega e Fdi, alla fine ha vinto il terzo uomo, anzi la terza donna: l’avvocato di Cassazione Marina Buoncristiani. Fratelli d’Italia rivendicava per sé la nomina e non ha partecipato al voto per marcare il dissenso con la Lega.