di Alessandro Meluzzi – Personaggi come Umberto Galimberti e Giuliano Cazzola criminalizzano e patologizzano il dissenso come ai tempi della psichiatria di Stato introdotta da Stalin? Credo che ci sia una grande strumentalità, e una serie di vantaggi sociali ed economici che derivano da questa parte in commedia, questa commedia tragicomica e grottesca alla quale siamo sottoposti tutti i giorni dai media mainstream. E credo ci sia anche un atteggiamento screziato di paranoia, a fronte di una patologia che ha una letalità bassissima. Però ricordo, a questi vecchi malvissuti, che chi pensa di poter sacrificare la libertà alla sicurezza, alla fine, non avrà né l’una né l’altra. Non avrà la sicurezza (non avrà “l’immortalità”), mentre alla libertà ha già rinunciato da tempo. E, avendo rinunciato alla libertà, ha rinunciato anche alla dignità, al poter andare con la propria faccia di fronte ad uno specchio al mattino (e di fronte al Tribunale della Storia, in tempi – ritengo – medio-brevi).
Masse “zombizzate”
“Wired”, mi segnalano, scriveva di come si possono “combattere razzismo e xenofobia con la scienza”. E l’“Huffington Post” citava una ricerca sulla “stimolazione cerebrale non invasiva” per correggere “pregiudizi e stereotipi sociali”. Zombizzare le masse, all’interno di una società apparentemente utopistica ma in realtà distopica? Una società pacificata, dove però le persone devono essere svuotate, sradicate, livellate? Io credo che Huxley, nel “Nuovo mondo”, nella divisione degli esseri umani tra alfa, beta, gamma, delta (ed epsilon, a cui è riservata solo la droga del “soma”, dell’appiattimento e dell’oblio), ancora più che in “1984” di Orwell, ci renda ragione di questo incubo collettivo. Un incubo che muove, fondamentalmente, da due motivazioni: il controllo di un’élite ristretta sulla maggioranza delle persone, e la spersonalizzazione degli individui (o addirittura la loro “de-personazione”) per farne dei robot controllati, dei dati algoritmici prevedibili.
Attentato alla libertà
In altre parole, l’obiettivo è eliminare quella libertà che caratterizza l’umano: come se ci fosse una presenza demoniaca che viene da un altrove, e che fa della specie umana una “variabile impazzita” della natura e del Creatore, che dev’essere cancellata e sostituita con un soggetto totalmente eterodiretto da una legge eterologa e da una una “eterotopia” che, appunto, Huxley ha descritto perfettamente, e che purtroppo sta entrando tragicamente fra noi; prima, attraverso forme di condizionamento legate alla dittatura del politically correct, poi attraverso tecnologie telematiche che non controllavano il gene, ma il “meme” della cultura (quindi lo smartphone, la dipendenza dalla Rete), e poi, alla fine, non più solo il “meme” della cultura, ma il gene del Dna, che dev’essere modificato eliminando la libertà dell’umano, riducendoci ad automi.
L’uomo libero si è rafforzato
Questo è lo scenario che qualcuno ha consapevolmente concepito. Che gli riesca fino in fondo non è detto, perché esiste l’eterogenesi dei fini. E quindi, nonostante la pervasività di questo disegno, la sua efficacia e la sua efficienza, nonostante la sua spietatezza e la sua anti-umanità, nonostante il suo orrore, questa situazione ha prodotto dei livelli di elevata coscienza in una quantità di persone, su scala planetaria, come forse non mai. È questa, la “variabile impazzita” della questione. E quindi, quel Tribunale della Storia potrebbe innescarsi anche di fronte a una variabile – impazzita e relativamente prevedibile: cioè il fatto che queste misure, anche le terapie immunologiche, producano effetti letteralmente devastanti, sulla salute delle masse. Tanto da arrivare poi a un passaparola (media o non media, controinformazione o meno, Rete o non Rete, coscienza nei media o non-coscienza nei media).
L’umanità si sta accorgendo della truffa planetaria
Se in ogni pianerottolo, in ogni famiglia, in ogni parentado, in ogni circolo di amici c’è qualcuno che ci lascia le penne, avendo pensato di conquistare l’immortalità, questo potrebbe produrre un contraccolpo dagli effetti imprevedibili. Su questo – io temo, tragicamente – si giocherà la partita. Siccome però la riduzione della popolazione generale (soprattutto l’eliminazione della fertilità, partendo dai bambini), secondo la Fondazione Bill & Melinda Gates è una delle finalità generali di questo orrendo disegno, io credo che – se non si sbrigano – le grandi masse umane potrebbero accorgersene: è per questo che accelerano. Loro – ricordiamolo – hanno alcune finalità generali. Per esempio, la riduzione demografica: quindi una diminuzione della popolazione, partendo dai più giovani, anche attraverso progressive campagne di sterilizzazione. Lo diceva Bill Gates dieci anni fa: soltanto con una grande campagna vaccinale avremmo potuto abbassare l’incremento demografico.
Ci vogliono iniettare un microchip transumano?
In secondo luogo, hanno bisogno di un controllo algoritmico delle masse: quindi deve essere azzerata quella libertà dell’essere umano, che lo rende “simile a Dio”. Diceva Jacques Maritain: “Il Dio dei cristiani è stato così pazzo da voler essere amato da uomini come lui”. È l’uomo che ha combinato sempre la dimensione dell’amore e del filantropismo. Bene: vogliono ridurci a una dimensione di consumi prevedibili, controllati, eterodiretti e “datizzati”. Per il momento, questo lo si fa con gli strumenti disponibili. Ma l’obiettivo finale – a detta dello stesso Bill Gates – è quello dell’innesto di un microchip transumano (o post-umano) per ridurre gli uomini a dei robot, possibilmente non-riproducentisi, non inquinanti, non autonomi, non-autogovernantisi, non imprevedibili. Questo pianeta, ridotto a una sorta di orrendo film di fantascienza, è lo scenario che si sta preparando (a detta degli stessi documenti di coloro che lo stanno attuando).
Scelte mortali gabellate per ecologiche
A non vederlo è soltanto la cecità di non vuole vedere, o di chi pensa che tutto questo abbia un contenuto filantropico, “verde”, come nel caso della follia dell’elettrificazione dell’automotive. Per caricare una batteria al litio, e poi smaltirla, si deve consumare molto più ossigeno, e liberare molta più anidride carbonica (e sostanze inquinanti) di quanto non accada con un motore diesel. Siamo quindi nella menzogna delle menzogne, laddove altre tecnologie veramente autonome – come l’idrogeno – vengono dilazionate e represse. Il problema fondamentale è il controllo, da parte di questa Cabala planetaria che, nella politica recente degli Usa – con l’efficienza del Deep State governato dalla setta “dem” – ha abbattuto Trump, che (con tutti i suoi difetti) aveva cercato di contrastare un disegno geopolitico nel quale tutta la manifattura dev’essere demandata alla Cina, e l’immensa plusvalenza prodotta dalla manifattura in Cina dev’essere investita in debito militare americano.
Balle colossali gabellate per verità
Questa doveva essere la divisione del lavoro, per il club dei Clinton e per gente che, come Obama, ha avuto il Nobel per la Pace scaricando poi nel mondo la maggior quantità di bombe dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Però le classi progressiste europee credono a queste balle: credono che Trump fosse cattivo, che Obama fosse buono, che lo “scorreggione” Biden (un fantoccio) e Kamala Harris fossero l’immagine del politically correct. L’unica speranza geopolitica che oggi abbiamo è che i repubblicani vincano le elezioni di mid-term e che Trump possa fare lo speaker del Congresso al posto di quella strega abortista di Nancy Pelosi. Questo potrebbe creare qualche problema anche all’élite di casa nostra. Altrimenti, saremo schiacciati come scarafaggi.
Non ci arrenderemo mai
Questi equilibri si giocano a livelli che, purtroppo, non sono né quelli dell’Italia, né quelli dell’Europa. Sul “lockdown per i non vaccinati”, il governo frenerà finché lo riterrà conveniente. Io credo che di qui alla primavera, cioè alle elezioni americane del mid-term, vedremo forme di repressione inimmaginabili. Credo che non si fermeranno soltanto al “lockdown per i non vaccinati”: il loro sogno è quello delle retate nelle case per riempire i capannoni per l’isolamento che hanno preparato, in Italia come in Australia. Quello, probabilmente, sarà il momento della latitanza. Come difendersi dalla tirannide? Io ho il pessimismo della ragione, ma anche – gramscianamente – l’ottimismo della volontà. Quindi ritengo che la battaglia vada fatta, fino alla fine, e penso che ci sia anche l’eterogenesi dei fini, e quindi nessuno può prevederne gli esiti: la partita va giocata fino in fondo, senza paura e con grande determinazione.
Dobbiamo combattere, e vincere, una guerra feroce
La durezza della mia analisi è quella che faceva dire, ai classici romani, “si vis pacem, para bellum”. Se vuoi la pace preparati alla guerra, sapendo che sarà la più sanguinaria che ci sia mai stata. E lo scenario è feroce: di fronte a questo tipo di situazione bisogna essere allertati, predisposti e preparati. Ma i momenti feroci non sono mai mancati, nella storia. Credo che lo stesso grado di consapevolezza delle masse attuali ce l’avesse un ragazzo calabrese di vent’anni, trascinato nelle trincee dell’Isonzo nell’inverno del 1916. Credo che questa consapevolezza ce l’avessero coloro che subivano i bombardamenti nelle città italiane nel 1943-44. Penso che tutte le epoche abbiano avuto le loro Hiroshima, le loro Nagasaki, i loro Gulag, i loro campi di concentramento, i loro Buchenwald. La storia è sempre foriera di una dimensione che ha anche un aspetto tragico essenziale: e oggi, la tragedia si ammanta di salute, di buonsenso, di ecologismo, di protezione dalla malattia degli altri, di solidarismo.
Cattivi maestri
Basta leggere le bestialità dette dall’“antipapa” Bergoglio, o da tanti altri che dovrebbero animare le agenzie della buona volontà, e invece rivelano questa visione veramente luciferina, nella sua finzione: un’esibizione di pubbliche virtù di fronte a orrendi vizi privati, nel quadro di un orrendo disegno di base. Ciò detto, credo che le misure di autodifesa debbano essere la coscienza, la consapevolezza, il coraggio; la capacità di fare gruppo, di fare comunità, di avere relazioni protettive, affettive, di autenticità. E la capacità di amore, anche verso i propri nemici. Ho chiamato “vecchio malvissuto” il mio collega Galimberti. Ma, se proviamo a calarci empaticamente nei suoi panni, nelle sue fragilità, nella sua auto-valutazione, nella stima che ha di sé, nella paura per le sue condizioni (di vita e di carriera), allora comprendiamo anche perché dice le mostruosità che dice.
La Colonna Infame
Non significa giustificarle, sia chiaro. Ma provare a guardare il mondo con gli occhi dell’altro, anche del proprio nemico, si chiama empatia. E per i cristiani diventa il grido di Gesù: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”. E molti dei nostri persecutori – davvero – non sanno quello che fanno. Pensiamo anche che c’è un grande disegno, che gli orientali chiamano Dharma. E c’è una parola che Jung chiama “sincronicità”: è l’idea che, tra le cose che accadono, vi siano nessi che non sono né casuali né causali; misteriosamente, molte cose si collegano tra di loro in un disegno, generale e contemporaneamente personale, che i cristiani chiamano Provvidenza. Manzoni la descrive magistralmente, nella peste di Milano e nella narrazione dell’untore, parlando della Colonna Infame: esiste un grande disegno corale, che include anche gli altri, nel quale le nostre singole vite sono inserite: con un libero arbitrio, al quale non possiamo rinunciare mai, che ci fare dire “sì” o “no”, a qualsiasi cosa.
Sintonizzarsi con le frequenze della Fede
Noi abbiamo detto “no” a molte cose, a cui altri hanno detto “sì”. Non è un caso che siamo stati noi, a dirlo. Lo dico forse con un eccesso di provvidenzialismo giudaico-cristiano: ma forse chi ha detto “no” l’ha fatto perché è stato scelto, per farlo. Probabilmente, è stato scelto per testimoniare qualcosa che si rivelerà nella sua compiutezza solo quando questa pagina tragica e orribile della storia si sarà conclusa, cioè quando finalmente avremo capito per quale ragione – faticosamente, anche al prezzo della vita – abbiamo presidiato questa luce, nei confronti di un buio diabolico montante. Direi a tutti di formare un’eggregora di pensiero: quando le menti, le coscienze, le anime vibrano all’unisono, si mettono in connessione con i “cori angelici”, quelli che Dionigi l’Aeropagita, Dante, Tommaso d’Acquino o Papa Gregorio hanno descritto (il canto delle sfere celesti). E quindi ci mettono dentro una grande prospettiva di unione, di comunità, di forza, di speranza, di fede, e anche di amore.
Globalizzazione è sinonimo di divisione
Il diavolo, invece (dal greco “diabàllo”, dividere, che è il contrario di “sünbàllo”, mettere insieme) è colui che divide, che ci vuole isolati. Vuole dividere le persone dalle persone, l’uomo dalla donna, il maschio dalla femmina, il fratello dal fratello, il padre dal figlio e il figlio dal padre, le comunità dalle comunità, le nazioni dalle nazioni. L’idea di dividere è, paradossalmente, l’obiettivo fondamentale della globalizzazione: sembra fatta per unire, e invece è realizzata come con l’idea del costruttore della Torre di Babele. Io credo che la globalizzazione sarà schiacciata dalla confusione delle lingue: alla fine, il caos travolgerà chi pensava di poter ridurre tutto a un algoritmo governato da un computer. Il nostro principale alleato, in questo momento, è il caos creativo della realtà, insieme all’irriducibilità e all’imprevedibilità delle cose umane. Ed è questo caos creativo e libero, che noi dobbiamo cavalcare.
Si salverà soltanto chi non accetterà il segno della Bestia
Nella Sacra Scrittura, questo caos è la pagina opposta a quella della Torre di Babele: la Pentecoste. Dopo esser stati terrorizzati dalla morte del loro maestro, dopo averne visto la resurrezione (ma senza averla capita), gli apostoli escono dal cenacolo e, illuminati dallo Spirito Santo, parlano, capendosi perfettamente, pur provenendo da ogni angolo del Medio Oriente. Per poter difendere la libertà bisogna essere pronti anche ad “abbracciare la croce”: soltanto chi accetterà di testimoniare fino in fondo sarà salvato. Come dice il Libro dell’Apocalisse: si salverà soltanto chi non accetterà il “segno della Bestia” (il 666 messo sottopelle, senza il quale non si potrà né comprare né vendere, che poi è esattamente quello che oggi ci stanno imponendo). Ma ripeto: il pessimismo realistico che esprimo è il modo per essere ottimisti.
L’eccessivo ottimismo è ferocia
Hobbes, che parla del Leviatano e dell’“homo homini lupus” (e che quindi sembra un pensatore feroce, nei confronti della natura umana) è il padre – nella filosofia politica – di tutti i pensieri liberali. Rousseau, che è un ottimista nei confronti della natura dell’uomo, è il generatore di tutti i modelli giacobini e totalitari della storia. Quindi, essere pessimisti sugli esiti della contingenza che si sta attraversando, probabilmente, è il modo migliore per essere più umani. Essere stupidamente ottimisti, come tanti imbecilli che popolano il mainstream, è il segno invece di una ferocia che può diventare pericolosissima, per sé e per gli altri. E quindi, con questo “sentimento tragico della vita”, come avrebbe detto Miguel de Unamuno, dobbiamo accettare la sfida: chi, come noi, ha raggiunto questo livello di consapevolezza, deve testimoniarla per poi donarla, con amore, agli altri. A qualunque prezzo, a qualsiasi costo.
Dichiarazioni rilasciate il 18 novembre 2021 nella trasmissione “Politicamente Scorretto”, con Enrica Perucchietti, Gianluca Lamberti e Adrian Fiorelli, sul canale YouTube “Facciamo finta che”.