Alessandria (Red) – Se è vero che Amag Spa vuole vendere i quattro quinti (l’80%) delle quote della controllata Alegas, non si può parlare di “Ingresso d’un partner industriale” come si legge da più parti. Si vuole vendere la gallina dalle uova d’oro del gruppo Amag – retto dalla Lega tramite il presidente Arrobbio (nella foto) – anche se Forza Italia è nettamente contraria per espressa ammissione di Adelio Ferrari che, per questa sua presa di posizione, ci ha lasciato le penne e non è più amministratore delegato “a pieno titolo” del gruppo Amag Spa. Nonostante le molte perplessità, nel Cda di Amag a trazione leghista, è passato “il bando di avviso di interesse ad acquisire una partecipazione di Alegas Spa”, mentre in Commissione consiliare (il Comune di Alessandria detiene la maggioranza assoluta delle quote di Amag Spa) sono nati dubbi e perplessità sull’operazione, per non dire veri e propri sospetti della serie: qui c’è puzza di bruciato. A noi invece interessa sapere soprattutto che fine faranno i soldi dei contribuenti alessandrini – che sono anche nostri lettori – serviti a mettere in piedi la multiservizi del gas e dell’acqua. In sostanza i cittadini che hanno prima pagato e poi mandato di nuovo a Palazzo Rosso la Lega, vogliono capire che fine faranno i loro soldi, visto che quella di far fuori una partecipata indispensabile alla sopravvivenza del gruppo Amag Spa non è una buona notizia. E non ci stupisce il fatto che, alla fine, tra Arrobbio e Ferrari, il primo favorevole alla vendita e il secondo contrario, siano volati gli stracci. I due si sono affrontati con una certa veemenza ma a spuntarla è stato l’uomo di Molinari, il numero due della Lega, dominus del movimento qui da noi, e non solo qui da noi. Il Maligno – che pensa sempre male e al quale non crediamo – “giura” che la Lega, prima che si sgonfi per tornare al fisiologico (ma pur sempre ridondante) 15% dei consensi, voglia mettere a segno gli ultimi “colpi di mercato”. E lo fa con una sfrontatezza insopportabile (ma da un leghista non si può pretendere il contegno di un gentleman) al punto che – sempre secondo il Maligno al quale noi non crediamo – l’acquirente avrebbe già aperto gli uffici in Via Ferrara 13. Come dimostra la foto sopra.
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