di Andrea Guenna – Non è vero che uccidere è sempre peccato. Lo scrivono nero su bianco Sant’Agostino e San Bernardo. Il patrono dei Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio di Salomone, riprendendo il concetto di “Guerra Giusta” introdotto proprio da Agostino d’Ippona, teorizza che l’uccisione d’un despota, d’un infedele, d’un eretico o di un pagano – giudicati come nemici dell’uomo e della fede – non deve essere considerata come un omicidio, ma come un “malicidio”, ovvero come l’estirpazione d’un male o di chi lo compie danneggiando a suo vantaggio tutti gli altri che non hanno scampo. Si tratterebbe d’un servizio meritevole reso alla causa divina: “Il Cavaliere di Cristo – scrive San Bernardo di Chiaravalle – uccide in piena coscienza e muore tranquillo: morendo si salva, uccidendo lavora per il Cristo. [Egli] È strumento di Dio per la punizione dei malfattori e per la difesa dei giusti. Invero, quando egli uccide un malfattore, non commette omicidio, ma malicidio, e può essere considerato il carnefice autorizzato di Cristo contro i malvagi” (Liber ad Milites Templi, De Laude Novae Militiae, III-4).
Ma anche nel Vecchio Testamento il Dio di Giacobbe, Yahweh, ordina a fin di bene gli stermini dei Cananei, di Sicon, di Og, di Gerico, di Ai, dei Gabaoniti, di Machedda, di Lachis, di Eglon, di Debir, dei Moabiti, dei Madianiti, di Bet-Semes, dei Filistei, degli Ammoniti, degli Aramei, dei Siriani, degli Assiri.
E il quinto comandamento?
Il quinto comandamento “Non uccidere” era solo uno dei dieci articoli del regolamento del campo militare israelita di Yam Suf ai piedi del Monte Sinai, che dettava le norme di convivenza tra gli accampati, tutto ciò mentre Yahweh – come sappiamo – ordinava massacri che si calcola abbiano causato la morte di circa un milione di persone.
Scrivo questo perché, stando alle ultime indiscrezioni non ancora smentite da nessuno, i morti di Covid dall’inizio della pandemia non sarebbero 130.000 ma poco più di 3.500, e chi ha disinformato gli italiani deve rispondere di reati gravissimi davanti al popolo.
E per lorsignori la pena di morte, anche secondo i Giacobini, sarebbe un malicidio sacrosanto concesso al popolo sovrano a titolo di risarcimento e per estirpare la malapianta della corruzione che danneggia la società intera.
Infatti ci devono spiegare come mai, stando all’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità sulla mortalità per Covid, il virus, che ha messo in ginocchio l’Italia e il mondo, avrebbe ucciso assai meno di una comune influenza. Solo il 2,9% dei decessi registrati dalla fine del mese di febbraio 2020 sarebbe dovuto al Covid19, quindi dei 130.468 decessi registrati dalle statistiche ufficiali al momento della preparazione del nuovo rapporto solo 3.783 sarebbero dovuti alla potenza del virus in sé. Perché tutti gli altri italiani che hanno perso la vita avevano da una a cinque malattie che secondo l’Iss lasciavano loro poca speranza. Addirittura il 67,7% avrebbe avuto contemporaneamente più di tre malattie e il 18% almeno due. Secondo l’Iss il 65,8% degli italiani deceduti durante la pandemia era malato di ipertensione arteriosa (aveva la pressione alta). Il 23,5% era anche demente, il 29,3% aggiungeva ai malanni un po’ di diabete, il 24,8% pure fibrillazione atriale. E ancora: il 17,4% aveva già i polmoni ammalati, il 16,3% aveva avuto un cancro negli ultimi 5 anni, il 15,7% soffriva di scompenso cardiaco, il 28% aveva una cardiopatia ischemica, il 10% era obeso, un altro 10% aveva avuto un ictus.
Molti avevano problemi gravi al fegato, dialisi e malattie auto-immuni.
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