E fu così che a Perugia il pomeriggio del 26 settembre 2021 verso le quattro arrivò il primo punto dei Grigi in B dopo 48 anni.
Poteva arrivare prima?
Sarà il primo d’una lunga serie?
Dovremo aspettare altre 5 partite per metterne un altro in carniere?
Tutti interrogativi legittimi. Crediamo però che le domande delle domande, quelle alle quali tutti possiamo e dobbiamo dare risposte siano altre. Risposte non ispirate da sensazioni personali o da previsioni tecniche da bar che lasciano il tempo che trovano. Bensì risposte figlie legittime di azioni e di comportamenti individuali, senza delegare sempre e solo ai gesti, a volontà o alle capacità altrui.
“Noi vogliamo diventare a tutto tondo una piazza calcistica e una città degna della Serie Cadetta o no”?
Oppure: “Quanto, ciascuno di noi, è disponibile a sacrificare tempo, risorse ed entusiasmo per far sì che questo obiettivo diventi realtà consolidata”?
Mi pare che Di Masi il suo l’abbia fatto fin qui, e spesso senza gratificazioni da parte del prossimo. Bando quindi ad autoreferenzialità o al frusto: “Io l’avevo detto”. Le azioni che adesso toccano a noi sono piccole cose, comportamenti quotidiani ma, se praticate da molti di noi, fondamentali. Un nostro minimo sacrificio personale può essere una grande opportunità per i nostri Grigi, il calcio mandrogno e il futuro della nostra città.
Volete un esempio banale ma indicativo? Michele Marconi, da quando è tornato ad Alessandria dopo tre stagioni brillanti a Pisa, è stato infamato ancor prima di firmare il contratto, ha incontrato difficoltà di ambientamento dovute a una condizione fisica incerta e, visto il suo carattere ombroso, si è innescata la solita spirale per la quale meno gioca, più lui si incupisce e le critiche dei tifosi si fanno sempre più pressanti.
Domenica scorsa un tifoso ha stigmatizzato in diretta su Fb l’atteggiamento del nostro Michele durante la fase di riscaldamento. Magari questo grafomane è un docente Isef che conosce a menadito il protocollo per le operazioni di riscaldamento d’un atleta, ma, se non lo fosse, sarebbe un tifoso la cui passione è negativa per i nostri colori, manco fosse un casalese in incognito.
Per raggiungere gli obiettivi di stagione c’è bisogno anche dell’aiuto, dell’entusiasmo e delle prestazioni migliori di cui è capace il nostro nuovo vecchio puntero. Una cosa però sarà bene dire al nostro ipotetico docente ISEF: nel caso in cui Marconi non si riveli utile alla causa, si torna tutti in C tranne Michele perché, occhio e croce, un contratto in cadetteria lo strapperà sempre.
Quindi se certi settori della tifoseria hanno individuato Marconi come l’orso dei baracconi cui sparare, cambino atteggiamento, a vantaggio nostro, loro, di Michele e di tutti gli altri.
Altro tema: non è utile né saggio che, in una piazza storicamente strutturata come la nostra, la “narrazione” (come si dice adesso) del calcio nostrano sia in mano ad una voce sola. A Perugia infatti – e questa è la conseguenza – negli unici servizi giornalistici post partita, anziché occuparsi di un’analisi tecnica precisa del match e della situazione della squadra, abbiamo letto che il senso della trasferta di Perugia era tutto in una frase di Longo pronunciata nel post partita, affermazione che col calcio giocato c’entra poco o nulla. Il mister ha retoricamente intimato che “nessuno può permettersi di toccare impunemente un mio giocatore”. Frase a effetto, gradita a chi, per far sapere all’orbe terraqueo di avere “il grigio nel cuore”, pensa che un campo di calcio sia un ring e la partita un incontro di pugilato. Ridicolo! Un tifoso “col Perugia nel cuore” direbbe la stessa cosa in difesa del suo preparatore dei portieri e farebbe presente a Longo che non si capisce a che titolo il nostro Mister dispensi lezioni di comportamento a chicchessìa: come dar torto all’ipotetico tifoso perugino?
Oppure: se viene malmenato in campo un giocatore avversario lui che fa? Abbozza e fa finta di niente perché la vittima non fa parte del gruppo che gestisce lui.
Ma che razza di messaggio è mai questo? I calciatori non sono atleti che si occupano di arti marziali – sia i nostri che quelli avversari – punto. È un problema di cultura sportiva della quale, per giornalisti e addetti ai lavori, una dose minima sarebbe indispensabile.
Poi arriva il primo punto in classifica e nessuno ha segnalato, per esempio, che la difesa schierata da Longo dal 1’ è identica a quella nei playoff contro il Padova. Possibile che nessuno abbia scritto che la difesa così concepita aveva fatto benino – ma non certo benissimo – in C. E dopo due mesi e passa di calcio mercato, l’arrivo di oltre una dozzina di rinforzi, con trentun giocatori in rosa, la morale è che i primi sei giocatori schierati da Longo a Perugia (Pisseri, i tre centrali difensivi, Mustacchio e Casarini) sono gli stessi che a gennaio erano titolari d’un collettivo che galleggiava nel centro sud della classifica di Serie C?
Come non notare inoltre che, dopo solo sei partite di campionato, l’attuale sedicesima in classifica (il riferimento per una possibile salvezza) abbia 7 punti, a 4 punti sopra dalla quindicesima e quattordicesima, e 6 punti avanti a noi? Per carità, siamo solo alla vigilia del VII turno, chissà quante cose cambieranno da qui alla fine, ma se l’attuale tendenza fosse confermata la salvezza sarebbe davvero come scalare il Cervino con le espadrillas ai piedi.
Infatti se continuiamo a perdere un punto a partita nei confronti della squadra che si salva per ultima, non oso pesare cosa succederebbe alla trentottesima e ultima partita di campionato.
E ancora: tutti entusiasti per l’esordio dopo l’ora di gioco a Perugia di Palazzi, il quale ha fatto cose banali sì, ma che nella nostra squadra, molto semplicemente, non faceva nessuno. E per questo probabilmente ha catturato l’occhio di molti. Da lì però a rappresentare un cambio di marcia ne corre.
Per intanto Celesia, questo invece è provato, dopo i disastri combinati in soli 45’ nell’ultima trasferta, stavolta è stato piazzato a fine partita mediano sinistro. Peccato che noi lo abbiamo ingaggiato per fare il difensore centrale mancino, accidenti a lui. Così s’è costretti a far giocare Parodi, un mediano destro di piede, da terzino centrale sinistro. Per fortuna Parodi si adatta a tutto e se la cava in ogni settore di campo, se no ci sarebbe un problema in più (tanto di problemi ne abbiamo pochi, uno più uno meno cambia poco).
E qui invece di cosa si discetta? “Nessuno tocchi Caino”!
Ok, Caino non si tocca, ma la domanda sorge spontanea e mi chiedo: quando l’Alessandria toccherà palla sul serio, mettendo alle corde e sbaragliando l’avversario di giornata?
Il Cosenza, retrocesso e ripescato dalla C, partito un mese e mezzo dopo di noi con solo 6 giocatori sotto contratto, DS e Mister nuovi individuati per la C, ha già fatto 10 punti, buoni per disputare, se confermata la tendenza, i playoff a fine campionato.
Ecco, io penso che di queste cose dovrebbero prendere coscienza i tifosi e gli sportivi mandrogni, mentre le boutade da “boss del quartierino” o relative al riscaldamento svogliato di Marconi non servono, e di qualità di gioco non ne portano.
Ad maiora.