Novara – È stato firmato dai pm Paola Stupino e Laura Ruffino della Dda, assieme alla collega novarese Silvia Baglivo, l’avviso di chiusura delle indagini per 28 persone fra cui il capo Gianni Maria Guidi, 77 anni, para farmacista di Milano conosciuto come “Il dottore”, “Il pontefice” e “Re Bis”, nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta “setta delle bestie”, organizzazione operante nel novarese e in Lombardia sgominata dalla Squadra Mobile di Novara coordinata dalla Procura distrettuale di Torino.
Particolari raccapriccianti quelli emersi dalle indagini. Giovani donne bendate, legate a tronchi o con ganci al soffitto, frustate, bruciate con cera bollente nelle parti intime, morsicate, sottoposte a tatuaggi e piercing a freddo. E quando diventavano più grandi, costrette a lavorare nei “centri di adescamento”, ovvero scuole di danza, erboristerie, case editrici, studi di psicologia. E oltre a tutto questo anche rapporti sessuali di gruppo, anche col capo, torture e pratiche estreme di ogni tipo, chiamate “puni-premiazioni”.
Assieme a Gianni Maria Guidi sono finiti indagati tutta una serie di collaboratori: manager e imprenditori, docenti, insegnanti di danza, psicologhe, residenti per lo più a Milano e hinterland, e tutti accusati di associazione a delinquere finalizzata alla violenza sessuale. Per Guidi anche la riduzione in schiavitù. Dall’avviso di chiusura, che ora dà la possibilità agli indagati e ai loro legali di accedere alla mole di documenti (10.000 pagine di atti), emergono ruoli e funzioni dei vari membri: Guidi era il capo indiscusso, la convivente Barbara era la “portavoce”, col ruolo di trasmettere le volontà del capo agli atri vertici, poi c’era la “mami” delle adepte e una serie di reclutatrici. E ancora “il messere”, con compiti di gestione economica, i partecipanti agli incontri di sesso, e “i guardiani” degli edifici in cui avvenivano gli incontri, come la casa di Cerano, nel novarese, o appartamenti in via Imbonati e in via Montecuccoli a Milano, a Montù Beccaria frazione Colombaia e a Vigevano, località Sforzesca e Case Nuove, nel Pavese, e Rapallo.
Le indagini hanno fatto emergere fatti addirittura risalenti agli anni ’90.
Gli indagati respingono gli addebiti e parlano di persone che hanno scelto volontariamente di fare sesso libero.