Torino – I primi sei mesi del 2021 parlano di un numero di imprese costrette a portare i libri in tribunale più contenuto rispetto a quello del periodo pre-pandemia.
Stando ai dati di Unioncamere-InfoCamere, sono 4.667 le imprese che hanno avviato una procedura fallimentare, contro le 5.380 del corrispondente periodo del 2019, prima dell’irrompere dell’emergenza Covid, ovvero il 13,3% in meno.
Secondo quanto riportato dall’indagine, nel mezzo si colloca il dato delle 2.924 dichiarazioni di fallimento presentate nei primi sei mesi del 2020, segnati tuttavia dall’imposizione del lockdown e dal prolungato stop alle attività dei tribunali. Il tasso di fallimento delle imprese italiane, dato dal numero di procedure fallimentari aperte ogni mille imprese registrate, si attesta dunque al valore di 0,76.
Per quanto concerne il Nord Ovest, il Piemonte nel giro di due anni registra un calo del 17,7%, la Liguria del 26,8 e la Valle d’Aosta addirittura del 60. Insomma il sistema Nord Ovest sembra reggere meglio della media italiana.
In generale la prima metà del 2021 mostra per quasi tutte le regioni valori in diminuzione. Fanno eccezione alcune tra le regioni più piccole come Basilicata (+53,6%) e Molise (+41,7%). Tra le regioni più grandi, a far segnare un incremento rispetto a due anni fa si segnala la sola Sicilia (+1,4%). L’unica regione che, pur in forte riduzione rispetto ai primi sei mesi del 2019 (-16,1%), si colloca sopra la soglia dell’uno per mille nel tasso di fallimento è la Lombardia. La dinamica attenuata dei fallimenti si distribuisce in modo diffuso anche tra i settori di attività delle imprese: a mostrare accelerazioni rispetto al primo semestre 2019 sono la fornitura di energia (+60%), la sanità e assistenza (+21,6), il trasporto e magazzinaggio (+19), l’istruzione (+13,3) e le attività assicurative e finanziarie (+3,2).
A questo punto resterà da vedere come si chiuderà l’anno e se davvero l’autunno sarà il prologo di un ritorno alla normalità che, in economia, vuol dire anche a un certo numero di fallimenti. Nella seconda metà dell’anno, stando al report economico settoriale dedicato all’Italia da Atradius, è prevista una crescita cumulativa di insolvenze e fallimenti aziendali in Italia del 4% con un trend in salita atteso anche per il 2022.
Il Pil quest’anno, secondo il report, crescerà del 4,6% portando un +10% di investimenti ed export su base annua, dopo la contrazione a due cifre registrata nel 2020.
Molti dei settori sotto osservazione riguardano da vicino Il Nord Ovest. Il report osserva che nel settore automobilistico rimangono sotto pressione liquidità e flussi di cassa delle aziende; nel chimico/farmaceutico, l’incremento della produzione conferma il buon andamento del comparto in cui il rischio di credito commerciale si mantiene su livelli modesti. Migliorano sensibilmente i risultati del comparto ingegneria meccanica, modesta la ripresa del settore metallurgico, mentre la performance del settore delle costruzioni è ancora scarsa ed il rischio di credito alto. Fanalino di coda il settore dei servizi, il più colpito dalle misure di contenimento del virus varate a seguito della pandemia. Si potrà parlare, in questo settore, di un ritorno a pieno regime solo a fine 2022.