Genova (Jimmy Barco) – È stata lunga, difficile, emozionante, ma lunedì a Marassi che notte ragazzi! E Marassi, ancora una volta, per noi è quasi come il Mocca: luogo dell’anima, magari più imponente e rielaborato dall’archistar Vittorio Gregotti. Usciamo dai ghirigori. Vedere le telecamere di Mediaset indugiare sui primi piani di alcuni nostri dirigenti e vederli con quel sorriso dipinto che aveva Pinocchio arrivato nel Paese dei Balocchi, è stato sconcertante. Una serata come quella vissuta contro la Samp per noi deve diventare normalità. O per lo meno dovremmo concepirla come tale. Basta far finta che il nostro avversario naturale giochi al Palli piuttosto che al R. Coda di Lobbi o a Gorgonzola. La partita che ci meritiamo adesso si gioca a Marassi e, almeno per il momento, a Ferragosto.
Longo, sarà un caso, è sembrato quello in sintonia col contesto, mentre tutti i giocatori, una volta di più, hanno dimostrato di essere disposti a gettare il cuore oltre l’ostacolo, per il loro futuro, per la loro carriera, per chi li paga e per il loro allenatore. Questo conta, più di ogni altra cosa. Di addetti ai lavori ridenti e beati, come fossero a teatro ad applaudire un amico, non se ne sente il bisogno. In TV la faccia di D’Aversa piuttosto che quella di Osti non erano di quelle paciose e divertite ma quelle di professionisti che si mettono in discussione, preoccupati che il lavoro di mesi sia gratificato da prestazioni all’altezza. Per loro il duello contro i Grigi, neo promossi in Serie B, è un banco di prova, il primo di una lunga serie. Evidentemente per qualche nostro ridanciano dirigente una serata del genere è solo una vacanza, come una figlia occasionale per una pillola anticoncezionale dimenticata. Per chi ritiene che questo gioco stia diventando troppo impegnativo per favore si chiami fuori. Per chi crede (o lascia credere) che la colpa sia sempre di qualcun altro non c’è più spazio. Per chi ama vivere alla giornata, senza gli impegni quotidiani da mal di testa, senza le preoccupazioni che non ti fanno dormire la notte, senza idee e fantasia per immaginare progetti innovativi e ambiziosi ci sono altre centinaia di club adatti per sbarcare il lunario, dormire sugli allori e che tra l’altro frequentano categorie più abbordabili. È finita la logica che suggerisce che, se l’obiettivo a fine stagione arriva bene, se alla fine del girone d’andata invece siamo già tagliati fuori pazienza, ci proveremo il prossimo anno. L’importante è che Di Masi continui a mettere i soldi, così ci si diverte un po’ tutti. Poi se si buttano i soldi dalla finestra chissenefrega, l’importante è che resti qualcosa anche per noi.
Sembra un discorso – questo – poco tempestivo, in realtà sposa la stessa filosofia di coloro i quali si sono lamentati della presunta mancanza di imparzialità del telecronista Mediaset in occasione della diretta da Marassi.
Ma da quando i telecronisti vincono le partite?
Che meriti abbiamo per meritarci la considerazione e la benevolenza d’un giornalista abituato a commentare le partite di Champions?
Non siamo in Coppa dei Campioni ma adesso abitiamo nello stesso lussuoso condominio di quelli là. Vogliamo stare all’altezza oppure tornare a essere leader indiscussi in provincia, contro l’Arquatese o il Predosa – con rispetto parlando – e incrociare la Samp Primavera in amichevole? Decidiamo adesso cosa vogliamo fare da grandi.
O forse meglio il “posto fisso”? Si guadagna poco, gratificazioni professionali zero ma tante piccole certezze.
E poi qualcuno, lì, si sente qualcuno.
Foto tratta da Genova24.it