Genova – Continuano i patemi d’animo per chi viaggia in Liguria, una situazione di perenne disagio che la regione sta vivendo da quando è crollato il ponte Morandi.
Ieri mattina ennesima giornata da incubo con ben sei chilometri di coda tra Rapallo e Genova Nervi per i cantieri e 4 tra Nervi e Recco. Tre chilometri tra Voltri e Masone sull’A26 e due in senso opposto, sempre per i lavori e poi arriva anche lo scontro tra un Tir e un camion nell’area del cantiere. Poi arriva un incidente sulla bretella di Novi e fa altri 2 chilometri di stop. Ancora tutti fermi tra Savona e Varazze e fino a Celle nell’altra direzione. Poi rispuntano i cantieri tra Borghetto Santo Spirito e Finale: 12 chilometri di coda per tre deviazioni l’una via l’altra e più di un’ora e mezza per percorrere sedici chilometri.
Un quadro disarmante che riesce anche a peggiorare sulla A10 nel pomeriggio dove, tra Sanremo e Genova, si viaggia a una media di 60 chilometri all’ora. Insomma c’è tregua solo nel fine settimana, poi il caos riprende. E i danni a catena aumentano, soprattutto al turismo che, prima del Covid, produceva beni e servizi per 5 miliardi e 746 milioni di euro, un Pil pari a 3 miliardi e 288 milioni, importazioni per 2,3 miliardi e un’occupazione di 72.000 addetti. Danni all’intera economia della regione.
La ventilata protesta dei sindaci, che hanno minacciato di intervenire a suon di provvedimenti e ordinanze contro il caos in autostrada, ha ottenuto un primo effetto: lunedì prossimo ci sarà un incontro tra i vertici di Anci Liguria e il ministro dei trasporti Enrico Giovannini. A tessere la tela è stato il sindaco di Genova Marco Bucci, che dell’associazione dei Comuni liguri è il presidente.
Una strategia, quella del ventilato “sciopero delle ordinanze” che si è trasformato in un effetto pressing, come aveva suggerito il primo cittadino di Imperia Claudio Scajola. Per ora bocce ferme: sia per garbo istituzionale, sia per stilare un elenco di proposte da sottoporre al titolare delle Infrastrutture. Nessuno però abbassa la guardia.
Ma non è il turismo il solo ad essere stato danneggiato in Liguria. Anche l’autostraporto è in ginocchio e da mesi lancia l’allarme. Ieri c’è stato l’incontro del governatore Toti e dell’assessore comunale Matteo Campora con tutte le sigle: Cna Fita, Confartigianato Trasporti, Fai, Fiap, Legacooperative, Trasportounito. Si cerca un elenco di richieste condivise per un altro incontro, quello con il vice ministro ai Trasporti Teresa Bellanova in programma giovedì 24 giugno.
Altro argomento è il prezzo di acquisto di Autostrade da parte della cordata guidata da Cassa Depositi e Prestiti. Si è parlato di una cifra precisa, un miliardo e 250 milioni. Sono i risarcimenti alla Liguria che potrebbero trasformarsi in una sorta di sconto.
Se n’era discusso già all’epoca del primo governo Conte. Poi l’ex ministro Paola De Micheli aveva deciso di spalmare la cifra su una riduzione di pedaggio per tutta la rete, circa il 3 per cento. Ora si sta organizzando un pressing tra parlamentari perché questa sorta di “risarcimento” sia indirizzato verso la Liguria.
Ad ogni modo la questione Autostrade è materia spinosa. Da Genova è partita la proposta organizzata contro l’accordo raggiunto, persino accolto con l’esultanza dell’ex ministro 5 Stelle Danilo Toninelli, che della cacciata dei Benetton ha sempre fatto un tema identitario del suo mandato. Invece ci sarà anche Ferruccio Sansa, che in Liguria ha guidato l’alleanza giallo-rossa alle Regionali alla manifestazione di protesta contro l’accordo in programma davanti alla prefettura venerdì alle 18. Atteso un parterre variegato, bipartisan anche questo, al quale parteciperanno anche esponenti della Lega e il comitato dei parenti delle vittime del Morandi guidato da Egle Possetti.