Stresa – Sono passate tre settimane dal disastro della funivia del Mottarone, era domenica 23 maggio, che ha causato la morte di 14 persone. La vita pare essere ricominciata a scorrere normalmente, ieri gente in cima al monte ce ne era, ma il pensiero continua ad andare a quella maledetta domenica.
Sul piano delle indagini non sono mancati i colpi di scena: dalla non convalida dei fermi dei primi tre indagati alla sostituzione improvvisa del gip che seguiva le indagini preliminari. E adesso si entra in una fase nuova ossia l’analisi dei telefonini sequestrati agli indagati, Luigi Nerini, Andrea Perocchio e Gabriele Tadini, l’unico agli arresti domiciliari, e sui computer prelevati nelle sedi della Ferrovie del Mottarone srl, società titolare della gestione dell’impianto pubblico.
In attesa di accertare perché la fune traente si sia strappata, l’accusa rivolta alle tre persone finora entrate nell’inchiesta è quella di aver bloccato l’impianto del freno di emergenza che se fosse entrato in azione avrebbe evitato la strage. Tadini, il capo operativo, ha ammesso le responsabilità: bloccava i freni perché interferivano con qualcosa mandando in tilt l’impianto. Nerini, titolare della società di gestione, e Perocchio, responsabile della sicurezza, hanno invece sempre sostenuto che non erano a conoscenza di quella pratica.
L’8 luglio al via l’udienza che darà avvio all’incidente probatorio sulla cabina e sulla fune, perizie che avranno valore di prova durante il processo.