Montabone – Giovanni Gallo pare rassegnato. È il sindaco di Montabone, in provincia di Asti, e da due anni a questa parte sta ancora aspettando notizie circa la sperimentazione del 5G per il suo comune.
Una tecnologia 11 volte più potente di quella attuale, il 4G. Mentre i “vecchi ripetitori” nell’Astigiano, i vecchi 4G, sono apparsi nel 2012.
Sono 120 i comuni in Italia individuati da Agcom per l’installazione del 5G e tra questi sei sono astigiani: San Giorgio Scarampi, Vigliano, Celle Enomondo, Cortandone, Revigliasco e, appunto, Montabone che si era detto favorevole. “Ma richieste, comunicazioni o documenti ufficiali non arrivano” ha sottolineato Gallo.
Il 5G è stato definito “l’internet delle cose”. Fondamentale per ampliare la domotica, per poter dialogare con macchine operatrici ed una leva per abbattere il digital divide nei piccoli centri. Ma l’Italia, per quanto concerne l’insediamento della banda larga, è fanalino di coda, con tanti piccoli comuni isolati, di cui la provincia di Asti ne è l’emblema.
Nel prossimo futuro il 5G, stando ai proclami dei giganti del web, sarà l’infrastruttura su cui far “correre” i dati delle auto a guida autonoma. Ma è un futuro che pare essere lontano visto che ad oggi non ci sono leggi che autorizzano la sperimentazione di macchine a guida automatica. E un futuro lontano è anche l’agricoltura di precisione che si affida alla tecnologia, sensori e robot nella lavorazione di campi e vigneti. I costi sono alti e la sperimentazione agli albori anche se nei vigneti astigiani si stanno vedendo le prime stazioni meteo che registrano dati utili per ottimizzare la lotta integrata.