Roma (Lorenzo Mancini) – Avrebbe tentato il suicidio, ieri, gettandosi dalla finestra dello studio del suo avvocato in un palazzo al centro di Roma, Giovanna Boda, 46 anni, capo dipartimento del ministero dell’Istruzione e figlia di Titti Palazzetti, ex sindaca di Casale Monferrato dal 2014 al 2019 (nella foto a lato) che, proprio in questi giorni, si trova a Roma dalla figlia. La donna è ora ricoverata al Policlinico Gemelli in gravi condizioni.
Psicologa, Giovanna Boda lavora in viale Trastevere dal 1999. Nel 2001 era stata nominata consulente per la direzione generale per lo studente, ricoprendo, a partire dal 2006 le funzioni di dirigente amministrativo presso la direzione per lo studente del Ministero.
Nel 2011 era diventata direttore dell’Ufficio scolastico regionale per l’Abruzzo dove aveva già operato durante il terremoto.
Nel 2016 era passata dal ministero dell’Istruzione a capo dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio e si era ritrovata a lavorare con Maria Elena Boschi fino al 2018.
A farla tornare al ministero dell’Istruzione era stato lo stesso ministro Lorenzo Fioramonti. All’arrivo di Lucia Azzolina, la Boda era stata riconfermata.
Nessun dubbio sulle sue capacità, nemmeno da parte del neo inquilino di viale Trastevere Patrizio Bianchi che aveva chiamato la Boda e le aveva riaffidato l’incarico di capo dipartimento. Fino a due giorni fa, la donna era nota anche nel campo della legalità: durante la carriera aveva collezionato anche diverse onorificenze. Nominata commendatore da Giorgio Napolitano, ha ricevuto il premio Paolo Borsellino ed era tra le organizzatrici delle “Navi della legalità”, la manifestazione che si svolge ogni anno in ricordo della strage di Capaci. Attiva nelle scuole distrutte dal sisma dopo il terremoto del Centro Italia, si era spesa anche per i ragazzi genovesi dopo la caduta del ponte Morandi.
Ma ieri mattina il quotidiano La Verità ha pubblicato un articolo in cui si racconta che la dirigente era indagata per corruzione.
In una nota, il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi si è detto “profondamente addolorato ed esprime tutta la vicinanza, sua e del Ministero, alla dottoressa Giovanna Boda e alla sua famiglia”.
Mamma di una bimba di tre anni, moglie del giudice Francesco Testa, Boda ha ricevuto nei giorni scorsi dal pm Alberto Galanti un avviso di garanzia. Ieri i finanzieri si erano presentati nel suo ufficio di viale Trastevere e avevano perquisito anche la sua casa oltre a una soffitta. Indagata insieme a tre persone in un’inchiesta della procura di Roma relativa a presunte tangenti per affidamenti di appalti da parte del ministero, secondo le accuse sarebbe stata corrotta in cambio di piaceri e denaro pari a circa 680.000 euro.
Nel decreto di perquisizione, riportato dal quotidiano “La Verità”, si legge che la Boda, già direttore generale per lo studente, l’integrazione e la partecipazione del Miur, in veste di pubblico ufficiale, “riceveva indebitamente per l’esercizio delle sue funzioni e/o dei suoi poteri da Federico Bianchi di Castelbianco, somme di denaro e/o utilità per sé e/o terzi per complessivi 679.776,65 euro”.
Secondo quanto accertato dagli inquirenti, Bianchi, noto psicoterapeuta romano, editore dell’Agenzia giornalistica “Dire”, socio al 95% della società Comunicazione ed editoria Srl e amministratore unico dell’Istituto di ortofonologia, avrebbe avuto affidamenti diretti dalla Boda in cambio di soldi: la capo dipartimento avrebbe firmato più decreti per 39.950 euro aggiudicati alla società di Bianchi, cifra di 50 euro inferiore al limite dei 40.000 euro, soglia per la quale il Codice dei Contratti, richiede una gara.
Insomma, una vicenda delicatissima che ha coinvolto anche alcuni suoi stretti collaboratori, in particolare una giovane donna che lavorava direttamente con lei.
Ieri la Boda era stata vista negli uffici di viale Trastevere al lavoro fin dal primo mattino come faceva da sempre. La donna, da qualche settimana, tra l’altro, era reggente dell’Ufficio scolastico regionale della Calabria dopo che il Miur aveva momentaneamente sollevato dall’incarico la direttrice generale Maria Rita Calvosa per lo scandalo del mercimonio di titoli e attestati e, soprattutto, di altri presunti episodi di corruzione.
Poi, nel pomeriggio, Giovanna Boda ha spento il cellulare: alcuni collaboratori del ministero hanno provato a chiamarla senza successo. Di lei non s’è saputo più niente fino a sera quando è arrivata la tragica notizia confermata da fonti del ministero.
Il Pd di Casale ha diramato il seguente comunicato stampa:
“In questo momento difficile ci stringiamo a Titti ed ai suoi famigliari, ai quali vogliamo far giungere il nostro affetto e la nostra amicizia. La nostra più grande speranza va a Giovanna affinché possa superare lo stato clinico, che da quanto apprendiamo dalle agenzie, pare essere piuttosto grave. Non possiamo sapere cosa abbia spinto Giovanna a questo drammatico gesto, ma le speculazioni e le insinuazioni comparse su alcuni giornali sono certamente gravi e lesive della sua persona e testimoniano di come certa informazione continui a confondere volutamente giustizia e giustizialismo. Conosciamo l’impegno per legalità di Giovanna e abbiamo fiducia nella magistratura. Speriamo pertanto che su alcuni aspetti emersi nelle ultime ore si possa fare chiarezza nei modi dovuti e nei tempi più rapidi possibili”.
Il circolo del Partito Democratico di Casale Monferrato
Anp ha diramato su facebook la seguente nota:
“Tutta l’ANP, attonita per quanto accaduto, esprime la propria affettuosa vicinanza alla Dottoressa Boda e alla sua famiglia. Le vicende che stanno interessando il Capo Dipartimento ci impongono un rispettoso silenzio e un necessario passo indietro rispetto a considerazioni e giudizi di ogni genere. In queste ore riteniamo prioritario augurarci che le condizioni di salute della Dottoressa Boda migliorino e che possa, presto, ritrovarsi con i suoi cari.
Rinnoviamo la nostra fiducia nel lavoro della magistratura”.
Associazione Nazionale dirigenti e alte Professionalità della scuola