Asti – Per porre un freno al problema dei cinghiali la Cia di Asti ha chiesto un cambio delle regole per il contenimento della fauna selvatica e lanciato una proposta: utilizzare i mangimi anticoncezionali. “Campi devastati, noccioleti letteralmente arati e vigneti ripuliti di ogni frutto” la denuncia di Alessandro Durando presidente della Confederazione italiana degli agricoltori. Una denuncia che si ripete nel tempo “da almeno un decennio la caccia ha tentato di risolvere il problema, ma di fatto i risultati non sono stati in linea con le aspettative” ha aggiunto Durando. I numeri della provincia di Asti parlano chiaro: nel 2020 sono stati abbattuti 1431 cinghiali e nei primi mesi del 2021 altri 297. “I dati forniti dagli uffici provinciali evidenziano il grande lavoro svolto dalle squadre nel contenimento della fauna selvatica, in particolare dei cinghiali – scrive in una nota Paolo Lanfranco, presidente della Provincia – ai cacciatori va tutto il nostro ringraziamento e il plauso per i risultati raggiunti”. Più di 1.000 le battute di caccia specifiche organizzate negli ultimi quindici mesi. A complicare il calendario, durante il secondo lockdown, il blocco temporaneo della caccia. Il presidente Durando non imputa però colpe ai cacciatori: “Fanno ciò che possono con gli strumenti che hanno”. Il primo limite secondo i vertici della Cia astigiana è la legge sulla caccia, una norma “vecchia che parla di tutela della fauna e mai di contenimento” ha spiegato Durando.