“Fine dei giochi” per le associazioni di Carabinieri “fai da te”. A mettere un punto definitivo sulla questione è una circolare del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, Ufficio affari giuridici e Condizione Militare: in ambito associazionistico, sta scritto, l’unica realtà permanentemente autorizzata all’utilizzo di segni distintivi propri dell’Arma dei Carabinieri è l’Associazione Nazionale Carabinieri, che è l’unica associazione d’arma riconosciuta ufficialmente. Il caso era sorto dopo la nascita di alcune associazioni o sodalizi non riconosciuti che si fregiavano, nella denominazione, della definizione di “Carabinieri”. Una circostanza anomala, oltre che potenzialmente pericolosa, che aveva fatto sollevare il problema da parte di parecchi e da parte di alcune unità periferiche della Protezione Civile, riguardo alla legittimità di queste associazioni e al loro diritto di fregiarsi del titolo di Carabinieri. Per fortuna a fare chiarezza, una volta per tutte, è stato il Comando Generale dell’Arma, con una circolare firmata dal Sottocapo di Stato Maggiore, Generale Antonio De Vita. Una circolare che spazza il campo da equivoci e riconosce come titolata a utilizzare nome e simboli facenti riferimento all’Arma soltanto l’ANC. Il Generale De Vita, nella sua missiva, ha anche ricordato che “nel chiedere di valutare ogni utile iniziativa volta a favorire in ambito locale chiarezza in materia, si rappresenta che la simbologia delle Forze Armate, così come la loro stessa denominazione (nel caso specifico, anche la parola Carabinieri) trovano speciale tutela nella legge che ne vieta l’utilizzo a terzi, salvo espressa autorizzazione dell’Amministrazione Difesa”. L’Associazione Nazionale Carabinieri, dunque, si conferma come l’unica associazione ufficialmente riconosciuta dall’Arma, l’unica che può utilizzare simbologie e appellativi facenti ad essa riferimento.