Roma (Agi) – È polemica dopo le rivelazioni di un collaboratore di giustizia – di cui ha dato conto oggi Repubblica – che ha raccontato di rapporti tra esponenti di Fratelli d’Italia e organizzazioni criminali di Latina con presunti pagamenti nel 2013 al clan Travali (di recente oggetto di misure cautelari) per la campagna elettorale di Pasquale Maietta (eletto deputato in quell’anno). Non si è fatta attendere la replica della leader di Fdi, Giorgia Meloni, tirata in ballo in modo particolare dal pentito Agostino Riccardo per una dazione da 35.000 euro che avrebbe materialmente consegnato il suo segretario dell’epoca. “È partita la macchina del fango contro l’unico partito di opposizione. Non ci facciamo intimidire”, ha esordito la parlamentare commentando la vicenda sulla sua pagina Facebook.
“In Italia – ha aggiunto la leader FdI- piacciono le persone serve e ricattabili . Noi siamo persone libere e non abbiamo paura, perché non abbiamo fatto del male. Potete prenderci tutti casa per casa, ma continueremo a dire la nostra. Ovviamente annuncio querela”.
Giorgia Meloni, che parla di “metodi di regime”, è anche entrata nel dettaglio dell’articolo contestato: “Repubblica scrive che nel 2013, otto anni fa, per la campagna elettorale per le politiche io avrei dato 35.000 euro a un clan di nomadi per attaccare manifesti a Latina. Io non faccio affari coi rom. Non do soldi in contanti in una busta di carta in un distributore di benzina. Non ho mai avuto un segretario maschio né una Volkswagen nera. La notizia è inventata. Se gli inquirenti avessero voluto chiedermelo, non avrei avuto problemi a rispondere. Penso che gli inquirenti abbiano considerato questa notizia infondata, altrimenti mi avrebbero chiesto conto di questa notizia che mi infanga. Come è possibile che una rivelazione del genere sia finita su Repubblica, senza che nessuno mi abbia chiesto una versione? Immagino che siano notizie coperte dal segreto istruttorio, che i giudici hanno ritenute infondate”.
Giorgia Meloni è un fiume in piena: “Non è strano che Repubblica pubblichi a tutta pagina una notizia del genere, che infanghi l’unico partito di opposizione, senza che nessuno mi abbia chiamato per chiedere una dichiarazione? Quali verifiche ha fatto Repubblica prima di pubblicare questa rivelazione di un pentito di un clan mafioso di nomadi? Non è curioso che il circuito dei media di sinistra abbia fatto la stessa scelta di non ascoltare la sottoscritta? L’obiettivo è dare una notizia o buttare fango sulla Meloni, perché la crescita di FdI nei sondaggi dà fastidio? Non è curioso che una rivelazione su fatti di 8 anni fa esca solo adesso? La stessa accusa di frode è stata elevata per Aung San Suu Kyi. I regimi fanno così… La differenza è che Aung San Suu Kyi ha vinto le elezioni e FdI nel 2013 prese l’1,95%. Vedere metodi che ricordano il Myanmar non promette bene per la nostra democrazia. FdI – è la conclusione di Meloni – continuerà a fare le sue battaglie. Potete venire a prenderci casa per casa e sbatterci in galera. Ma noi non ci facciamo intimidire. L’Italia è una democrazia e le regole vanno rispettate. In Italia non piacciono le persone libere. In Italia piacciono le persone serve e ricattabili”.