Roma – Alla fine trionfa sempre il nepotismo. Dopo il siluramento di Domenico Arcuri come super commissario per il contrasto al Covid, ora Draghi pensa di silurare il pupillo di Giuseppe Conte anche per quanto riguarda la presidenza di Invitalia – la Cassaforte di Stato – che dovrebbe andare al nipote di Mattarella, tale dottor Bernardo (nella foto), attualmente amministratore delegato di Mediocredito centrale. Le centinaia di poltrone in scadenza nelle società pubbliche cambieranno nei prossimi mesi il profilo del potere così come è stato disegnato negli ultimi tre anni, prima dall’esecutivo gialloverde e poi da quello giallorosso. Il governo Draghi manderà definitivamente in soffitta l’era Conte con un pacchetto di nomine che saranno gestite sia a Palazzo Chigi che al Tesoro, ma che dovranno accontentare anche gli appetiti della nuova maggioranza. Draghi sta voltando pagina e in due settimane ha cambiato il vertice delle due strutture più importanti del momento piazzando il generale Francesco Paolo Figliuolo al posto di e Fabrizio Curcio alla Protezione civile al posto di Angelo Borrelli. Nella partita degli incarichi un ruolo di primo piano lo ha già giocato il presidente di Cassa depositi e prestiti, Giovanni Gorno Tempini, entrato nel Cda di Tim (Cdp detiene il 9,8% dell’azienda do Tlc), con l’obiettivo, secondo alcuni osservatori, di accelerare sul progetto della rete unica. Scendono però le quotazioni dell’ad della Cassa, Fabrizio Palermo, molto vicino ai 5 stelle. Tra i favoriti alla successione continua a girare il nome di Dario Scannapieco, vice presidente della Bei (per lui si era parlato anche di un ministero). Cambi in vista a Ferrovie mentre all’Anas potrebbe mantenere l’ufficio solo l’attuale presidente, Claudio Andrea Gemme, considerato in area Lega. Certo l’avvicendamento in Rai dove Marcello Foa e Fabrizio Salini sono ai saluti. Qui impazza il totonomine che si intreccia con le trattative tra i partiti che puntano a spartirsi tg e reti televisive.