Torino – Non basta averla strappata alla mamma, ancora quasi con il cordone ombelicale attaccato: la piccina di Torino, allontanata immotivatamente dai genitori subito dopo la nascita, adesso non può più vederli né incontrarli per un mese. Che per una bambina così piccola equivale a un’eternità. I Servizi sociali si sono arrogati il diritto di assumere tale decisione, sostenendo che sia la “norma” in caso di affidamento a una coppia idonea alla possibile adozione. Ma il Tribunale per i minorenni non ha emanato alcun provvedimento in tal senso e i Servizi sociali, di fatto, si sarebbero sostituiti all’Autorità giudiziaria. «Se non dimostreranno che la scelta è legalmente motivata, significa che hanno commesso un reato penale e agiremo di conseguenza» dichiara il legale dello Studio Miraglia, che si sta occupando del caso, cui si sono affidati i due giovani genitori.
La bambina è nata a dicembre, ma non ha mai conosciuto il calore della sua famiglia di origine e non perché l’abbiano rifiutata oppure maltrattata. Giudicati inadeguati a prescindere, i due giovani genitori della piccola non hanno potuto mai dimostrare il contrario, non avendo mai avuto la bambina con sé. Possono soltanto vederla periodicamente, in un luogo protetto, secondo un preciso calendario prestabilito. Ma nei giorni scorsi, come un fulmine a ciel sereno, i Servizi sociali hanno comunicato loro la sospensione degli incontri per un intero mese. Il motivo sarebbe che, testuali parole, “è usuale sospendere gli incontri in luogo protetto con i familiari per un periodo, solitamente un mese, al momento dell’abbinamento del minore con una coppia affidataria avente i requisiti per l’adozione, al fine di permettere al minore e alla coppia la conoscenza reciproca”.
“I Servizi sociali avrebbero, per loro stessa ammissione, chiesto autorizzazione al Tribunale per i minorenni – prosegue il legale dello Studio Miraglia – ma non hanno avuto riscontro e invece di attenderlo o di sollecitarlo, lo hanno assunto come un silenzio assenso, sospendendo di propria iniziativa gli incontri sia con i genitori che coi nonni. Ciò che affermano i Servizi sociali su questa prassi non solo è abnorme, ma pure contrario ad ogni principio normativo diretto alla tutela del minore, in particolar modo della legge 184/83, che sancisce chiaramente e indiscutibilmente che il minore ha diritto di crescere ed essere educato nell’ambito della propria famiglia. Chiedo quindi ai Servizi sociali – comunica ancora lo studio legale Miraglia – di farci sapere a quale norma si riferiscono per sospendere cosi di punto in bianco gli incontri con i genitori e con i nonni e per arrogarsi il diritto di sostituirsi all’Autorità Giudiziaria. Tra l’altro, chiunque eserciti attività che esula dai propri poteri, è perseguibile penalmente. In questa vicenda il Tribunale per i minorenni non interviene, e questo è inaccettabile, in quanto consente, di fatto, ai Servizi sociali di fare il bello e il cattivo tempo, sulla pelle di una neonata che non può stare con la propria famiglia, ma è destinata invece, senza comprovato motivo, ad essere adottata da estranei”.
E i comunisti del Pd cosa dicono?