Parma – Muore Raffaele Cutolo all’età di settantanove anni nel penitenziario di Parma.
“O Professore” è deceduto ieri nel reparto sanitario del carcere, dove era stato ricoverato per problemi respiratori. Con la sua scomparsa si chiude una delle vicende più inquietanti e ambigue della storia recente, un capitolo ricco di misteri che Don Raffae’ si è portato nella tomba insieme alle molte risposte ad alcune domande chiave per far luce su quegli anni che videro alcuni apparati dello Stato flirtare col malaffare organizzato per gestire l’emergenza terrorismo, e non solo. Dopo cinquantasette anni di 41bis, il fondatore delle Nco (Nuova Camorra Organizzata), era diventato un malconcio pensionato del crimine, un ottantenne costretto ad assumere quindici pillole al giorno per fronteggiare i malanni: “Mio marito non riesce a portare una bottiglia d’acqua alla bocca, a parlare con me e nostra figlia” aveva detto la consorte Immacolata Iacone dopo l’ultimo colloquio. Il 24 Settembre 1969 la sua vita cambiò in seguito a un arresto dovuto all’uccisione di un uomo durante una rissa stradale. A Poggioreale si istruisce e inizia il mito che lo porterà ad essere soprannominato “O professore”. Diventerà il capo indiscusso della più potente compagine criminale mai vista in Italia, in grado di sfidare tutte le famiglie di camorra di Napoli e dintorni, comprese quelle mafiose. L’immagine prima di tutto, lo si capisce quando si lascia intervistare da Joe Marrazzo (reporter che anni dopo gli dedicherà un libro) o quando spiega al sociologo Isaia Sales: “Se fare del bene, aiutare i deboli, se riscattare la dignità di un popolo rischiando la propria vita è Camorra, allora mi sta bene questa etichetta”. Il figlio di Raffaele Cutolo, Roberto, nel 1990 è stato ucciso da una decina di colpi d’arma da fuoco davanti ad un bar di Tradate, mentre si trovava nella sua automobile. Aveva ventotto anni e si era trasferito nel Varesotto da diversi anni.