Avrei voluto che la retorica e il moralismo rimanessero all’interno di un bar e non scritti sulla prima pagina dal direttore di un giornale. Purtroppo, la superficialità ha avuto la meglio, colpendo chi non può difendersi perchè non c’è più o perchè troppo piccolo per poterlo fare.
Mio figlio Francesco aveva 2 anni e mezzo quando ha perso suo papà, un padre meraviglioso ed esemplare. Adesso Francesco, crescendo, oltre a tutto il resto dovrà fare i conti anche con le sue parole, direttore (de “Il Piccolo” di Alessandria; n.d.r.).
Non sono i dettagli a definire le persone (come dice lei), questo lo insegnerò bene a mio figlio.
Per fortuna a Francesco resteranno i racconti, i ricordi e le emozioni belle che gli trasmetteranno le persone che hanno conosciuto veramente suo papà. E ne avrà molti perchè Marco era un uomo retto, di grandi valori e virtù, e non sarà un referto autoptico nè la cattiveria della gente a macchiare la sua immagine.
Detto ciò, direttore, non doveva permettersi di entrare nel merito di un argomento tanto privato e delicato mancando di rispetto a tre uomini (che nemmeno conosceva) tragicamente morti in servizio e calpestando il dolore delle loro famiglie.
Clarissa Bonetto Triches
Alle parole della vedova di Marco Triches, aggiungo alcune considerazioni come avvocato.
La pubblicazione della notizia, il risalto datone, ed in particolare il corsivo del Direttore, appaiono del tutto impropri ed ingiustificati, ancor più se si considerano le tempistiche.
Il contenuto degli esami autoptici era noto a tutti i protagonisti del processo ormai da quasi un anno, ma poichè tale elemento non ha mai rivestito, nè potrà rivestire alcuna rilevanza causale nella ricostruzione dei tragici avvenimenti del 5 novembre 2019, nessuno ha mai dato risalto.
Si tratta infatti di una questione strettamente personale che non riguarda in alcun modo il processo in corso avanti alla Corte di Assise di Alessandria, e soprattutto non incide minimamente sulle responsabilità degli imputati.
Un corretto utilizzo della libertà di stampa, della quale io per prima sono forte sostenitrice, avrebbe, semmai, imposto di pubblicare la notizia nel momento (eventuale) nel quale gli esami autoptici avessero formato oggetto di discussione processuale, e non invece quando la circostanza era relegata, ed è ancora, ad un mero referto medico che non sposta l’impianto accusatorio, e tanto meno giustifica una censura morale della quale proprio non se ne sentiva la necessità.
Avvocato Giulia Boccassi