Asti – Se la prostituzione non è reato, lo sfruttamento della prostituzione sì. Così la denuncia di una prostituta sfruttata da una banda composta da tre uomini e due donne ha fatto partire le indagini che si sono concluse nei giorni scorsi con quattro arresti. Tutto è iniziato con una drammatica telefonata di una giovane albanese effettuata ai Carabinieri la sera del 17 febbraio con la quale la donna chiedeva aiuto perché era stata picchiata, derubata e abbandonata in evidente stato di shock, a bordo strada di notte. I Carabinieri la raggiungevano e la portavano in caserma dove lei vuotava il sacco. Ha parlato con dovizia di particolari della banda di sfruttatori che la maltrattavano continuamente. Tutto passava per 3 uomini e 2 donne, tutti albanesi. C’era chi faceva i conti e gestiva il denaro. Chi si occupava delle necessità delle prostitute e chi, un pensionato di Alba, si preoccupava dei trasporti. Scattava l’operazione anti racket che ha portato a 5 denunce: due uomini sono in carcere, due donne ai domiciliari e un terzo uomo con obbligo di firma. Tutti insieme formavano la banda della prostituzione di strada nel sud astigiano nella zona tra Asti e Alba. Le piazzole su cui potevano prostituirsi le donne, tutte di origine albanese, erano suddivise in modo preciso. Per le indagini, durate dieci mesi, gli uomini della Benemerita si sono avvalsi di telecamere e gps per intercettare i telefoni. A marzo, per il Covid19, 2 dei 5 sfruttatori rientravano in patria, ma il giro non si fermava. Le donne erano costrette a prostituirsi in appartamento ma appena i controlli si sono allentati sono tornate in strada. Tutto ciò fino a ieri all’alba quando sono scattate le perquisizioni domiciliari e le manette. In carcere T.O. di 39 e T.G. di 45 anni, entrambi albanesi domiciliati ad Asti. Arrestate altre due albanesi, anche loro prostitute, che aiutavano i connazionali nella gestione del giro di prostituzione. Denunciato un pensionato albese di 73 anni che al volante di una Fiat Punto portava le donne sul “posto di lavoro” e le riaccompagnava a casa finito il “servizio”.