di Andrea Guenna – Ormai, travolto da un donnismo becero e fastidioso, anche il povero campanello sta cambiando genere per diventare campanella. È un’assurdità dettata dalla follia contemporanea che sta facendosi pericolosa in quanto tende a far credere che essere maschi sia più o meno un reato, per cui quello che si può femminilizzare si deve femminilizzare a tutti i costi. Anche i giornali slittano su questo tragicomico errore e femminilizzano dove possono, come nella didascalia della foto di Renzi (riprodotta sotto) nell’atto di ricevere il testimone di capo del governo dal predecessore Enrico Letta mentre impugna un campanello che diventa ineluttabilmente una “campanella”. Non se ne può più. E allora che fare? Cerchiamo di salvare il salvabile studiando un po’ di più la nostra splendida lingua, la più bella del mondo, anche se il congiuntivo è agonizzante, la morfologia sta scomparendo, la sintassi è sfasciata, e i neologismi senza senso imperversano. Non pretendo certo di cassare strafalcioni come l’ormai onnipresente “interattivo” che ha preso le mosse da “iterativo” che significa “reciproco”, “vicendevole”, “flusso”, o altra paccottiglia del genere dovuta al computer che ha cambiato la vita a tutti, ma a tutto c’è un limite, e quello che funziona e serve, se è possibile, è meglio tenerselo così com’è.
E allora perché, per esempio, rinunciare al congiuntivo che esprime ciò di cui non si è certi: credevo venissi (non ero certo che…), ero convinto che ti piacesse il pesce, speravo che ti sposassi, preferendo invece dire con molta disinvoltura e una buona dose di ignoranza: credevo che saresti venuto, ero convinto che ti sarebbe piaciuto il pesce, speravo che ti saresti sposato.
Tornando a bomba, fra i tanti cambiamenti inutili nella lingua italiana, come abbiamo visto, da un po’ di tempo a questa parte esistono quelli di genere, per cui un sostantivo da maschile diventa femminile e viceversa. In Alessandria lo fanno da secoli e gli zoccoli diventano zoccole, la grana (i soldi) grano, ma ora succede che l’italiano sia massacrato anche a Roma dove, come sappiamo, si fa cenno sempre più spesso alla “Cerimonia della Campanella”.
Ma allora, campanella o campanello?
Per la precisione, andando a consultare il sempre ottimo vocabolario Zingarelli del 1965 (quando la nostra lingua non era stata ancora contaminata), a proposito di campanella si legge: “Piccola campana – Genere di piante col fiore formato a modo di campanella”. Ora, lasciando perdere il fiore, la ricerca si restringe e bisogna andare a vedere qual è la differenza fra la campana e il campanello. Ebbene, fra i due la differenza c’è ed è semplice in quanto il campanello si impugna per il manico e si scuote per suonarlo, mentre la campana, grande o piccola che sia (campanella), si aziona tirando una corda. E quello che si scambiano i premier è un campanello col manico.
Gli è che, dopo lo zucchino che diventa zucchina, i tagliatelli (nati in Piemonte come taiarin) che diventano tagliatelle, temo che ci dovremo sorbire anche il campanello che diventa campanella, in attesa che diventi tale anche il campanello elettrico, mentre la “Cerimonia del Ventaglio”, che vede come protagonista il Capo dello Stato, potrebbe trasformarsi nella “Cerimonia della Ventaglia” che, per l’inveterato vezzo italiano di storpiare i termini, potrebbe trasformarsi finalmente nella “Cerimonia della Vestaglia” che, per l’occasione, sarà indossata dal Capo dello Stato in persona. Per questo, sarà meglio che sia una donna.