Alessandria – La pandemia comporta conseguenze che vanno oltre l’epidemia stessa e toccano la sfera economica. Ed è proprio nei momenti critici che spunta l’usura: il lockdown sta mettendo in ginocchio le aziende e gli imprenditori diventano facile preda degli strozzini. In Piemonte, così come in gran parte del Paese, il calo dei consumi e la grave carenza di liquidità sopravvenuta hanno aperto notevoli opportunità alla criminalità organizzata – soprattutto ‘Ndrangheta – che, attraverso l’usura, ha l’opportunità di penetrare nel tessuto economico e ampliare la propria sfera di controllo del territorio. Un’indagine dell’Ufficio Studi di Confcommercio ci dice che il 60% delle imprese della ristorazione e del commercio si trova in questa debolezza e il 10% delle attività, in questo periodo, risulta esposta ai tentativi di acquisizione da parte di soggetti con legami di natura criminale o mafiosa. L’indagine rileva poi come un imprenditore su tre, dinanzi ai fenomeni di infiltrazione criminale, non sappia come comportarsi. Ci sono alcuni settori che rischiano di più, come l’edilizia, sia pubblica che privata, oppure le attività legate al turismo, anche le piccole e le medie imprese sono soggetti vulnerabili considerando che molte presentavano già aspetti di debolezza economica ante virus. “Tuttavia oggi vi è maggiore consapevolezza sul tema dell’usura – spiega Rocco Sciarone docente di Sociologia della criminalità organizzata a Torino – se ne parla di più e anche le istituzioni sono più sensibili. I provvedimenti del governo stanno andando nella direzione di una maggiore garanzia di liquidità anche se i tempi non sono rapidi come dovrebbero. La criminalità, non dovendo seguire pratiche burocratiche complesse si muove più rapidamente”.