Novi Ligure (Andrea Guenna) – Sono stato facile profeta col mio pezzo di ieri col quale auspicavo la possibile entrata di Invitalia nell’assetto societario dell’ex Ilva. Mentre pubblicavo l’articolo a Genova si teneva un incontro tra sindacati, rappresentanti del governo, e Invitalia, l’agenzia governativa costituita nel 2008 per il rilancio delle aziende. Una specie di Iri in nuova versione. E ben venga la “nuova Iri” perché c’è bisogno che lo Stato entri in campo, butti fuori i francesi e si ricompri l’Ilva per rilanciarla. Quanto costerebbe riacquistare la più grande acciaieria d’Europa? Difficile dirlo, anche se il recupero finanziario rispetto al buco del 2019 è ormai consolidato – si parla di una perdita d’esercizio prevista che non supera i 450 milioni, la metà esatta dell’anno precedente – per cui il valore di mercato del gruppo siderurgico italiano, pur in presenza d’una compressione del patrimonio netto, non cala. Si calcola che l’Ilva valga circa lo 0,1% del Pil italiano, quindi intorno ai 2 miliardi di euro. Invitalia, a questo punto, potrebbe entrare in partecipazione minoritaria oppure puntare alla completa acquisizione. Il soldi che vengono dall’Ue sono vincolati per il 37% alle politiche green, e non è difficile riconvertire l’Ilva in un’azienda che privilegia l’energia verde: biometano al posto del carbone, e biogas per produrre energia elettrica. Come si produce il biogas/biometano? Lavorando la Forsu (frazione organica rifiuti solidi urbani), per cui l’esigenza impellente di smaltire la spazzatura di metropoli come Roma e Napoli potrebbe trasformarsi in un processo virtuoso per alimentare l’Ilva di Taranto. Si chiama “Economia Circolare”. I soldi ci sono, perché non tentare? Non bisogna ripetere l’errore compiuto in passato ai danni della famiglia Riva che aveva acquistato l’Ilva in grandissima difficoltà, l’aveva rimessa a posto, aveva investito, e poi è stata fatta fuori grazie ad un processo penale assurdo, un calvario durato otto anni che si è concluso l’anno scorso con l’assoluzione di Fabio Riva dal reato di bancarotta.
Tornando a noi, giovedì è previsto un incontro del governo con Fim, Fiom e Uilm convocato per analizzare il possibile piano industriale e la possibile composizione della nuova società se dovesse entrare Invitalia. Ma potrebbe esserci una sorpresa perché proprio l’agenzia governativa retta da Domenico Arcuri potrebbe essere interessata perfino al controllo del gruppo siderurgico italiano.
Sono solo ipotesi, ma è meglio di niente.