Roma (Lorenzo Mancini) – Carlo Calenda è un signore che di gestione ed economia pubblica e privata capisce. Gualtieri no. È chiaro che tra i due non vi può essere una visione comune in merito – per esempio – al problema dell’Ex Ilva, a meno che Gualtieri non ammetta pubblicamente che di gestione aziendale e di economia industriale non capisce una mazza. Ma siccome Gualtieri è ministro delle finanze (sic) pur essendo laureato in lettere, non può confessare di non azzeccarne una nel settore che lo vede esposto in prima persona sia politicamente che personalmente. Ecco perché fra i due lo scontro era inevitabile ed è scoppiato ieri, a distanza, proprio sull’Ilva.
Gualtieri – ministro perché raccomandato da Soros – a margine d’un incontro con gli imprenditori di Bari ha fatto una dichiarazione delirante, dicendo che “nel Recovery Fund ci sarà l’acciaio verde, ci sarà l’idrogeno e ci sarà anche lo sviluppo di un grande piano per Taranto e per tutto il Mezzogiorno con infrastrutture molto importanti”. Pazzia pura, delirio, ignoranza totale. Ma, non contento delle corbellerie che aveva appena detto, ha continuato affermando che il governo investirà “risorse anche europee per dimostrare che si può produrre acciaio verde decarbonizzato, in un contesto anche di rilancio della città di Taranto”. E come vuole produrlo l’acciaio, col fotovoltaico, con le pale eoliche, con l’idrogeno?
Non si è fatta attendere la giusta reazione di Calenda che gli ha risposto su twitter: “Vorrei dire a Gualtieri e Zingaretti che in vita loro una fabbrica non l’hanno mai vista neanche col binocolo, che l’acciaio verde non vuol dire nulla, ma proprio nulla: è un vuoto slogan sulla pelle degli operai e della prima acciaieria d’Europa”.
Meditate dipendenti dell’ex Ilva, meditate: forse qualcuno vi sta prendendo per i fondelli.