Novi Ligure (a.g.) – Con l’ex Ilva si va avanti con pannicelli caldi, ma la soluzione dei molti problemi aziendali e sindacali non si vede ancora. Per quanto riguarda lo stabilimento di Novi è stato firmato un accordo coi sindacati che prevede un centinaio di dipendenti in più, per un totale di 433 unità medie giornaliere distribuite in tutti i reparti onde consentire il prolungamento di cinque settimane della cassa Covid. L’accordo fa seguito a quello trovato la scorsa settimana per il sito di Genova, con la cassa che dura il doppio. Per quanto riguarda lo stabilimento capogruppo di Taranto, Arcelor Mittal punta a tenere una forza di circa 3.000 addetti con una produzione di 3 milioni di tonnellate attraverso gli altiforni 1 e 4. Gli unici due rimasti operativi, e peraltro con un passo di marcia ridotto, da metà marzo, quando è stato fermato l’altoforno 2. Sulle modifiche organizzative che Arcelor Mittal ha introdotto in due reparti, Laminatoio a freddo e Produzione lamiere (quest’ultimo fermato la settimana scorsa in attesa di nuovi ordini di lavoro), Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm hanno inviato un esposto a Inps e Ispettorato del Lavoro, col quale sostengono che tali variazioni comportano un maggior utilizzo dello straordinario in presenza di molta cassa integrazione. Tutto ciò mentre si resta in attesa del promesso intervento finanziario dello Stato e del pagamento degli arretrati a fronte di lavori e forniture per un totale di circa 40 milioni di crediti.