Alessandria (Nero Wolfe) – Non c’entrano niente le attenuanti generiche per la condanna in primo grado a quattro anni per il “primo pezzo” di processo a carico dei coniugi Vincenti ritenuti responsabili della strage di Quargnento. I 18 anni richiesti dal pm riguardano la seconda parte del processo che è in corso in questi giorni. Infatti la prima condanna a quattro anni, riferita ai reati di crollo, lesioni ai soccorritori feriti nell’esplosione e truffa all’assicurazione, appare congrua.
Ricordiamo, per la cronaca, che nella notte fra il 4 e il 5 novembre 2019 tre Vigili del Fuoco perdevano la vita dilaniati dalla seconda esplosione.
La domanda è: tra la prima e la seconda esplosione, chi aveva minato l’edificio poteva intervenire per evitare una tragedia? Non bisogna infatti dimenticare che la fase di preparazione dell’esplosione, con la doppia regolazione del timer effettuata molto probabilmente per errore, secondo la difesa non sarebbe stata voluta, data l’imperizia di chi ha preparato l’innesco, per cui le esplosioni sono state due. Dopo la prima esplosione il vicino ha chiamato i pompieri che sono giunti sul posto proprio quando si è verificata la seconda. Da qui si evince che potrebbe escludersi la volontà di uccidere, anche perché Vincenti e Patrucco volevano solo compiere una truffa, facendo saltare per aria il fabbricato, affermando che si trattava di un attentato, per poi incassare l’assicurazione.
Quindi nella prima udienza di luglio non si è tenuto il processo per omicidio che è stato stralciato, ma la parte riferita alla truffa, ai danni e alle lesioni. Per il resto il dibattito parte adesso per cui solo ora si tratta di stabilire se si sia trattato di omicidio doloso, colposo o preterintezionale, cioè a dire se chi ha commesso il fatto volesse anche uccidere o meno, per cui la tragica morte dei tre pompieri sia andata oltre l’intenzione del reo o dei rei. Il processo, quello vero, che si svolge adesso, dovrà in sostanza stabilire se, essendo consapevole di una seconda esplosione, chi aveva piazzato le bombole fosse ancora in tempo a dare l’allarme perché si era accorto che ci sarebbe stata una seconda esplosione. Sapevano o non sapevano che il timer sarebbe scattato una seconda volta? Il processo è tutto qui. È qui che gli avvocati che difendono Vincenti e Patrucco cercheranno di dimostrare che i due non potevano sapere della seconda esplosione perché inesperti e convinti che ormai, con la prima, il pericolo fosse finito. E sarà invece compito del Pm e dell’accusa dimostrare il contrario, cioè la consapevolezza che ci sarebbe stata la seconda esplosione per cui sarebbero responsabili di omissione di soccorso e forse anche di omicidio premeditato.
Non facciamo confusione e non raccontiamo balle: i quattro anni della prima parte del processo sono giusti per i reati ascritti che sono quelli di truffa all’assicurazione, crollo e lesioni.
Il processo è stato diviso in due parti: la prima è quella dei quattro anni, la seconda è iniziata questa settimana. E la condanna non è ancora nota.