Red – In un’agenzia molto vicina al mainstreem mondiale si legge: “Il numero di morti nel mondo per il coronavirus ha superato la soglia degli 800.000. Secondo gli ultimi dati della Johns Hopkins University, i decessi sono ormai 800.283, mentre i contagi si avvicinano ai 23 milioni. Il sito del Guardian sottolinea che il numero globale di morti è raddoppiato in 11 settimane. Gli Stati Uniti sono il primo Paese per numero di decessi (175.467), seguiti dal Brasile (113.358) e Messico (59.610)”.
Ebbene facciamo due conti perché i numeri non mentono mai.
La popolazione mondiale è di circa (per difetto) 7,8 miliardi di persone per cui i circa 800.000 morti di Covid19 sono circa lo 0,01% degli esseri umani. In Italia i morti sono 35.427 su 60.317.000 abitanti, per una percentuale dello 0,06%, e ci riferiamo a una delle nazioni più colpite del mondo. Ma di cosa stiamo parlando?
Secondo l’organizzazione mondiale della sanità l’influenza stagionale colpisce ogni anno il 5-10% – mediamente 700 volte tanto il Covid19 – della popolazione mondiale; il 5-10% di questi casi interessa gli adulti, il 20-30% i bambini. L’incidenza dell’infezione può raggiungere il 40-50% nei soggetti a rischio. Sebbene la fascia di età più colpita in termini numerici sia quella pediatrica, gli anziani e i soggetti fragili (per esempio immunodepressi) con fattori di rischio sia patologici (malattie croniche) sia fisiologici (gravidanza) sono maggiormente interessati da complicazioni maggiori, ricoveri ospedalieri e decessi (https://www.seqirus.it/aree-terapeutiche).
Non è finita perché, se andiamo a vedere, nel 2016 circa 17,9 milioni di persone sono morte a causa di malattie cardiovascolari, che rappresentano un terzo dei decessi a livello mondiale, pari al 2,3% dell’intera popolazione, pari a 23 volte i morti di Covid19 (https://www.emd112.it/blog/news/morti-per-malattie-cardiovascolari-nel-mondo-ed-incidenza-globale/).
No comment.