Alessandria – “Una stupidaggine, una trovata pubblicitaria che picchia su un settore che è stato già il più colpito”. Non usa mezzi termini Mike Patitucci, presidente, per la provincia di Alessandria, della Silb-Fipe, l’associazione italiana delle imprese dell’intrattenimento, che ha già preannunciato un ricorso al Tar contro il provvedimento governativo delle chiusura delle discoteche.
Non una provocazione, la sua, ma una constatazione obiettiva: “Perché le discoteche sì e le spiagge no? Perché allora non chiudere anche i supermercati, le piazze. Tutti i luoghi, insomma, dove ci possono essere assembramenti”.
La decisione di chiudere discoteche e, più in generale, sale da ballo, è stata presa durante un vertice urgente, in videoconferenza, il cui tema era il continuo aumento dei contagi, dai ministri Roberto Speranza, Francesco Boccia e Stefano Patuanelli.
Chiuse, dunque, discoteche, sale, locali, ma anche le piste delle spiagge e delle strutture ricettive a partire da ieri. Ovunque, da Nord a Sud. Fino al 7 settembre, per ora.
Una mazzata, per il settore come sottolineato da Patitucci: “Significa che la stagione estiva, almeno per noi che lavoriamo qui, è finita. Perché ad Alessandria non si balla all’aperto il 20 settembre. Quella è la data in cui, normalmente, vengono inaugurati gli spazi invernali. Se vogliamo essere obiettivi, questa chiusura dei locali è una stupidaggine. Ci sono stati pochi casi conclamati legati alle discoteche e non c’è nessun ricoverato in ospedale. I positivi sono stati davvero pochissimi, quasi pari allo zero. Non ci sono dipendenti delle discoteche che si sono ammalati. Che senso ha quindi questa restrizione? Per me si tratta di propaganda. Come si fa a verificare che il contagio sia realmente avvenuto in un locale? Noi i protocolli li seguiamo tutti: mascherine, distanziamento per quanto possibile, misurazione della temperatura. Bisognava da subito stigmatizzare e condannare apertamente i comportamenti sbagliati di quei gestori che si sono approfittati di certe situazioni, certo. Ma parliamo di pochissimi”.
I numeri sono impietosi: “Su tremila locali in Italia, soltanto il 10 per cento ha aperto perché alcuni non hanno avuto la forza di farlo. O hanno deciso che non ne valeva la pena, come accaduto qui per il Mulino di Borghetto. Hanno permesso alle discoteche di ripartire il 9 luglio e ad Alessandria i locali estivi aprono a maggio e chiudono a fine agosto” ha aggiunto ancora Patitucci.
Noti locali alessandrini come il Blanco, la Luna Rossa, il Garden hanno aperto ma solo per un mese e adesso devono dire ai dipendenti di spegnere di nuovo tutto. Ed ecco che si alza unanime una voce: “Perché noi sì e gli altri no?”.
Ed è il discorso che fa anche Patitucci: “Se dobbiamo condannare tutti gli spazi che virtualmente possono creare fenomeni di aggregazione, allora devono essere chiusi centri commerciali, piazze, i portici delle nostre città. Secondo me è stata una scelta per incassare consenso, presa per accontentare chi pensa, ancora oggi, che le discoteche siano luoghi di perdizione e le associa alla droga, all’alcol, alle risse, alle stragi del sabato sera. Siamo uno dei settori colpiti maggiormente e non abbiamo ricevuto aiuti. Grazie a noi in provincia lavorano migliaia di persone: non solo l’animazione, i deejay, i vocalist, i baristi, i camerieri, ma anche addetti alla sicurezza, imprese di pulizie, chi consegna le bibite. Molti titolari si sono sobbarcati le spese per allestire il locale estivo seguendo le norme antivcovid: migliaia di euro.”
A lui si è unito anche Cesare Miraglia, uno dei titolari della Canottieri Tanaro, dove si trova il Blanco Summer Club che ha parlato di “una perdita doppia. Il primo agosto è arrivata la tempesta che ci ha costretto a rimandare. Abbiamo rimesso a posto tutto, abbiamo investito soldi noi e le aziende fornitrici, senza contare il personale da pagare. La salute prima di tutto, d’accordo: ma allora non dovevamo riaprire e saltare questa stagione”.
Ma se Alessandria piange, la vicina Asti di certo non ride. Se il questore, disponendo la chiusura della storica discoteca Simbol, ha anticipato lo stop al ballo, in provincia ci sono locali, chiusi durante il lockdown, che poi non hanno più riaperto.
Uno di questi è lo storico Palco 19. A parlare è Marco Bosia, che fa anche parte del Sindacato italiano locali da ballo (Silb/ Fipe). Il suo locale in verità, lavorando soprattutto in inverno, in questo periodo sarebbe stato comunque chiuso ma lui ha però dovuto interrompere la collaborazione con la discoteca Kava di Bergeggi.
“Quello delle discoteche non è il popolo degli untori. Non capisco la ratio di questo provvedimento. Basta guardare le spiagge e altri luoghi di villeggiatura per capire dove ci sono gli affollamenti e chi indossa la mascherina”.
Bosia ha poi analizzato quello che è successo fino domenica con le discoteche che per aprire e lavorare potevano usufruire di una licenza provvisoria subordinata al rispetto di rigide regole anticovid. Secondo la polizia, è sul mancato rispetto di queste che il questore ha emesso il provvedimento di chiusura della storica discoteca di Vigliano: “Prima dell’ assurda decisione dello stop al ballo c’erano due protocolli. In Piemonte le discoteche potevano rimanere aperte ma con distanziamento sociale di due metri in pista, mascherine, misurazione temperatura, divieto di assembramento al bar o in altri luoghi. In Puglia era stato solo imposto di ridurre la capienza del 30 per cento (oltre a mascherina e temperatura). Questo a mio avviso era un provvedimento corretto, che poteva essere imposto a tutti. Ridurre gli ingressi significa avere più spazi. La discoteca, come tutti gli altri locali della notte è un luogo di aggregazione come si fa a pensare che si possa mantenere un distanziamento sociale di 2 metri ballando? Immaginiamo dieci persone in spazi ampi ma ballerebbero uno lontano dall’altro? Per fare così meglio rimanere a casa. Per tornare al presente sono dell’idea che si dovrebbe fare una cordata di tutti coloro che lavorano con il pubblico. Non coltivare ognuno il proprio orticello. Penso ai circoli, ai locali, agli alberghi. Dobbiamo lavorare tutti e insieme, è ingiusto colpire solo un settore”.