Il 39enne ruandese era stato nuovamente arrestato dopo le perizie che avevano avvalorato la pista dolosa
Nantes (AGI) – Ha confessato davanti al magistrato che lo interrogava di essere l’autore dell’incendio che il 18 luglio ha danneggiato la cattedrale di Nantes il volontario della diocesi arrestato ieri per la seconda volta. L’uomo, un richiedente asilo ruandese di 39 anni arrivato in Francia alcuni anni fa, è stato fin da subito il principale sospettato: era il responsabile della chiusura della cattedrale la sera prima del disastro. La polizia lo aveva preso in custodia la prima volta il 18 luglio per poi rilasciarlo il giorno dopo. L’uomo è stato arrestato sabato mattina dopo che la polizia aveva notato contraddizioni nella sua prima versione dei fatti. “Il mio cliente ha collaborato. Si rammarica amaramente dei fatti e confessare è stata una “liberazione per lui”, ha riferito il suo avvocato, Quentin Chabert, dicendo che l’uomo è “divorato dai rimorsi e sopraffatto dalla portata degli eventi”. Il ruandese ha confessato di aver appiccato tre roghi dopo la chiusura della cattedrale, uno nel grande organo del ‘600, che è stato quasi completamente distrutto, un altro in un organo più piccolo e il terzo a un pannello elettrico, ha riferito il procuratore di Nantes, Pierre Sennès. Le fiamme non hanno causato danni strutturali, ma hanno distrutto arredi della cattedrale e alcune opere d’arte. L’incendiario, identificato solo come Emmanuel, era stato chierichetto nella cattedrale per più di quattro anni. Era uno dei sette volontari che si occupavano della sicurezza della basilica. Il rettore, Hubert Champenois, aveva assicurato che il rifugiato godeva di tutta la sua fiducia e non aveva dato motivo di sospettare qualcosa. L’organista della cattedrale, Michel Bourcier, ha raccontato a Presse Ocean che l’uomo “era molto istruito ed era un frequentatore abituale del luogo”. Secondo quanto riferito dalla Procura, la scorsa settimana il ruandese aveva chiesto di essere regolarizzato e aveva inviato richieste di aiuto via mail a diversi membri della diocesi, dopo che in varie occasioni gli era già stato negato lo status di rifugiato. Secondo la Procura, ora rischia una condanna fino a 10 anni e una multa di 150.000 euro. L’incendio doloso è arrivato 15 mesi dopo il devastante rogo di Notre-Dame a Parigi, che ha sollevato dubbi sui rischi per la sicurezza di altre chiese storiche in tutta la Francia. I pompieri riuscirono a contenere le fiamme dopo due ore, ma il famoso organo del 1621, sopravvissuto alla rivoluzione francese e alle bombe della Seconda guerra mondiale, è andato distrutto. Tra i dipinti inestimabili divorati dalle fiamme, un’opera dell’artista del XIX secolo Jean-Hippolyte Flandrin. La cattedrale, i cui lavori cominciarono nel 1434 e continuarono nei secoli successivi fino al 1891, era già stata danneggiata da un incendio più grave nel 1972. Il governo francese ha assicurato che garantirà il restauro della cattedrale ma poco del prestigioso organo sarà salvato e i lavori dureranno anni.