Milano (Sonia Oliva) – Il carcere di massima sicurezza di Bollate, alle porte di Milano, è entrato a far parte di un polo industriale per la produzione delle mascherine. Oltre al carcere milanese, fanno parte di questa iniziativa anche Rebibbia e la Casa Circondariale di Salerno. Un totale di 320 detenuti per il progetto “Ricuciamo”, nato da una collaborazione tra il Commissario straordinario per l’emergenza Coronavirus e il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia.
I 320 detenuti lavoreranno su otto macchinari tecnologicamente avanzati (di cui quattro a Bollate, due a Rebibbia e due a Salerno) e saranno operativi 24 ore su 24 per produrre, a pieno regime, 800.000 mascherine al giorno.
“Ricuciamo” è la sintesi perfetta della funzione delle carceri: recuperare e reinserire nella società le persone. Per fare ciò sono attivi, infatti, nelle strutture di detenzione, corsi di studio, di approfondimento, e sessioni per specializzarsi in diverse attività professionali.
Per Ernesto Somma, responsabile del team “riconversione incentivi” del Commissario per l’emergenza, nelle tre case di reclusione, ha dichiarato, prendono forma “dei veri e propri reparti industriali per una produzione efficiente di mascherine e, quindi, dalle tre carceri verrà fornito un contributo al Paese”.
Solo nel carcere di Bollate, si produrranno 400 mila mascherine al giorno e il progetto partirà con l’impiego di 89 detenuti.
Potrebbero partecipare all’iniziativa anche alcuni detenuti tristemente famosi che stanno scontando la pena nel carcere di massima sicurezza milanese come Massimo Bossetti, Alberto Stasi, Rosa Bazzi (il delitto di Erba) e Salvatore Parolisi che, a breve, potrebbe essere rilasciato.