Torino – Ormai tra Unità di crisi e Rsa è praticamente un muro contro muro. Ferri corti, in pratica, ed infatti Anaste, l’Associazione Nazionale Strutture della Terza Età, ha mandato una diffida a Vincenzo Coccolo, commissario straordinario per l’emergenza-Covid in Piemonte, e per conoscenza al ministro della Salute, prendendo saldamente posizione in un situazione che si sta facendo sempre più critica.
Nello specifico Anaste, nella diffida, ha fatto riferimento che le Asl, su disposizione dell’Unità di crisi, continuano a sollecitarle affinché accettino pazienti positivi.
Cosa ritenuta inaccettabile dal presidente Michele Assandri, firmatario della lettera.
Vari i motivi: le Rsa geriatriche sono strutture socio-sanitarie che non possono prendersi carico di pazienti con patologia acuta, come può manifestarsi il Covid in un anziano non autosufficiente; il rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità contiene linee di indirizzo per la prevenzione e gestione del Covid presso le Rsa ma non riconosce in esse le strutture adeguate per prendersi cura della fase acuta; la tipologia di fascia assistenziale a cui fa riferimento l’Unità di crisi prevede parametri non adeguati per pazienti ad alto bisogno di assistenza sanitaria.
L’attuazione di una delibera regionale controversa e poco chiara nei contenuti, non a caso nei giorni scorsi l’Unità aveva mandato alle Asl una nota esplicativa, sta però provocando il muro contro muro.
Da qui la reazione di Anaste, che nella lettera invita anche a non smantellare troppo frettolosamente i reparti Covid negli ospedali.
Nelle case di riposo la situazione, ormai, è grave. Strette tra le richieste delle Asl e le preoccupazioni delle famiglie degli anziani, nelle strutture si sono aggiunte difficoltà economiche ed assicurative.
Economiche perché, precisa Anaste, mediamente il 20 per cento dei posti letto non è occupato e assicurative perché diverse imprese assicuratrici hanno già inviato alle Rsa la disdetta della polizza assicurativa per la responsabilità civile, valutando non gestibile il «rischio causa» per la non corrispondenza fra patologia acuta (Covid 19) e l’organizzazione sanitaria e assistenziale delle strutture.
Una situazione di cui cominciano a fare le spese anche gli ospedali, dove non solo aumentano i pazienti in arrivo dalle Rsa, ma dove diversi di loro restano.
Molti anziani trasferiti nei pronto soccorso con sintomi ascrivibili al virus non vengono più presi indietro dalle residenze, anche in presenza di tampone negativo.