Tortona – Anche l’ospedale di Tortona entrerà nella sperimentazione dell’eparina nella cura del coronavirus.
Ad annunciarlo, come riportato dal quotidiano nazionale La Stampa, è stato Pierluigi Viale, l’alessandrino primario di Infettivologia al Sant’Orsola di Bologna, da dove coordina il progetto nazionale di ricerca.
Il dottor Viale ne ha parlato al forum web del Rotary Alessandria: il club ha ripreso l’attività via Internet, programmando una serie di tre incontri sul Covid 19; il primo, lunedì scorso, ha visto relatore l’ex ministro alla Sanità, Renato Balduzzi, poi è toccato appunto a Viale e lunedì prossimo sarà la volta di Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità e membro del comitato tecnico governativo.
Secondo quanto spiegato, nel corso del forum, da Viale “questo virus, che è arrivato come un alieno, dovremo convivere a lungo e ci obbligherà a cambiare i nostri stili di vita: al momento non siamo in grado di sviluppare un’immunità duratura, quindi ora che l’onda dello tsunami sembra essersi un po’ calmata passeremo dalla fase epidemica a quella endemica. Impareremo a conviverci com’è accaduto in passato con altri virus. Dovremo ridisegnare, ad esempio, il modo stesso con cui insegniamo la medicina, ma anche i nostri rapporti sociali. Nel frattempo dovremo uscire dal lockdown, abituarci ad avere una quota di malati da gestire, sperare che perda un po’ della sua aggressività. Soprattutto dobbiamo studiare le strategie per affrontarlo al meglio. Con un vaccino, certo, ma non illudiamoci che sia una pillola miracolosa, che ci immunizza per tutta la vita come accade ad esempio per il morbillo. Il problema è l’individuazione degli asintomatici, persone che stanno bene ma possono contagiare”.
Il dottor Viale si è poi soffermato sulla questione tamponi che ha definito affidabili “solo al 70% e non sappiamo se dipende dal fatto che non sono ancora abbastanza raffinati o è il virus che ci inganna. I test sierologici non danno risultati immediati, possono servire per valutare l’incidenza del contagio in un assembramento sociale. Tuttavia scordiamoci di poter dare passaporti d’immunità: si può diventare o ridiventare contagiosi nel giro di un attimo.”
Infine le terapie. “Vanno suddivise in fasi: una iniziale per aggredire il virus, poi una successiva per tenere sotto controllo le difese immunitarie che nel 20% dei casi vanno in tilt e provocano affezioni polmonari a volte letali – ha dichiarato il primario del Sant’Orsola – dal punto di vista del modello sanitario la Lombardia ha puntato di più sui centri ospedalieri, rischiando per altro il collasso delle strutture. In Emilia si è preferito l’approccio territoriale: prendiamo in carico i pazienti a casa. Abbiamo avuto ottimi risultati”.
Sul “caso Alessandria” ossia sul perché, in Piemonte, ci sia stata un’esplosione di contagi particolarmente accentuata a Tortona, il dottor Viale ha voluto porre l’accento su altri casi simili: Codogno, la Val Seriana, Medicina, vicino a Bologna. Tutte zone in cui il virus si è sviluppato con particolare virulenza. Perché lì?
“Dall’esperienza anche di Wuhan possiamo immaginare che in certe condizioni alcuni soggetti esprimano una carica virale esplosiva, una specie di incendio che brucia tutt’intorno. Ma per adesso non si può esserne sicuri” ha dichiarato il dottor Viale.