Milano (Sonia Oliva) – Dopo giorni di consultazioni, anche con il Ministero della Sanità, il Consiglio di Amministrazione di Federlegno Arredo Eventi ha deciso di rinviare il Salone del Mobile 2020 vista l’emergenza sanitaria che ha investito (anche) l’Italia. Tutto era già pronto per l’inaugurazione del 21 aprile. Meglio rinviare. La fiera si svolgerà dal 16 al 21 giugno. Giornate durante le quali, presumibilmente, slitteranno anche gli appuntamenti del Fuorisalone. Una decisione impegnativa ma necessaria. Fermare una macchina organizzativa imponente com’è quella del Salone de Mobile (fortemente voluto dal Sindaco della città meneghina, Giuseppe Sala) non è cosa da poco ma è risultato essere l’unico sistema per “salvare la situazione” e permettere alle aziende di mostrare le loro produzioni e “raccogliere” ordini di lavorazioni per il mercato internazionale. Questo rinvio è soltanto una delle tante conseguenze dell’emergenza Coronavirus. Valutazioni impegnative, analisi e incastri non facili per spostare di due mesi un evento che necessita di un’organizzazione lunga e imponente. Durante la recente conferenza stampa di presentazione della Design Week, esattamente come è successo per la Milano Fashion Week conclusasi il 24 febbraio, si era minimizzata, a livello economico, l’assenza dei buyer dall’Oriente. L’ipotesi di cancellare l’evento ha però riaperto il “capitolo costi” che ha subito convinto a optare per il rinvio. Annullare la fiera più importante, a livello mondiale, degli operatori del settore casa e arredamento, avrebbe causato un gravissimo danno economico non soltanto per gli affari generati dal Salone stesso ma anche e, soprattutto, per le casse della città che ospita il Salone del Mobile sin dalla prima edizione nel 1961 e che lo accoglierà almeno fino al 2032. L’indotto per la città di Milano, tra ristoranti e alberghi, supera i 220 milioni di euro.